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Cresce il malcontento nella provincia di Enna a causa della decisione della Cabina di regia regionale di ridurre ulteriormente i prelievi dalla diga Ancipa di Troina. Questo ha reso i turni di erogazione dell'acqua nelle città della provincia ancora più pesanti. Nino Cammarata, presidente dell'Assemblea territoriale idrica (Ati) e sindaco di Piazza Armerina, ha annunciato una riunione urgente per discutere della situazione. Cammarata propone di attenuare le riduzioni dei prelievi nei centri che non hanno approvvigionamenti propri, concedendo turni più equi e più acqua. Sottolinea l'importanza di realizzare opere già previste e finanziate per rendere i comuni meno dipendenti dalla diga Ancipa e tornare a turni di erogazione accettabili.
E fin qui non si può non essere daccordo. Ma nella nota dell'ATI il presidente dice “Molti comuni si sono già affrancati. Altri, considerato che quantomeno per il momento non è possibile, stiamo lavorando per aiutarli. Vogliamo rendere quanti più comuni indipendenti dalla diga Ancipa”.
Esiste una mappa Comune per Comune della situazione relativa alla campagna di scavi di pozzi? Ma è possibile sapere quali sono e quanti sono i comuni che si sono affrancati dall'Ancipa? E se si sono affrancati come hanno fatto? Quanti sono i pozzi scavati e quanta acqua danno?
A queste domande fatte già per due volte al presidente dell'ATI non abbiamo ricevuto nessuna risposta, il silenzio più assoluto, perchè?
Non crede Signor Presidente che comunicare ai cittadini cosa si sta facendo per reperire altre risorse idriche servirebbe ad allentare la tensione? Noi crediamo di sì perchè la più grande paura che serpeggia in ognuno di noi è l'incertezza del futuro; non sapere se domani potremo fare una doccia, lavare la biancheria e tutte quelle normali attività quotidiane.
Gli annunci più o meno roboanti, le apparenti dure prese di posizione sanno più di autocelebrazione che altro.
Perche non dire alla cabina di regia regionale, per esempio, come mai si è svuotata così in fretta la Diga Ancipa? Forse il prezioso liquido è andato in altre province? E in che misura?
E se è vero che l'Ancipa non si può riempire per intero perchè necessiterebbe di lavori di messa in sicurezza, cosa sta facendo “la cabina di Regia Regionale” per sbloccare questi lavori che avrebbero dovuti essere fatti da almeno 20 anni?
Quello che è più importante è che tutti gli attori di questa sciagura annunciata dicessero sempre come stanno le cose e cosa si sta facendo. Provate ad immaginare quale sollievo sarebbe per tutti se Enna al momento reperisse 35 litri di acqua al secondo, P.Armerina 21, Agira18 ecc. Il cittadino potrebbe pensare che forse domani si potrà lavare. Ovviamente I numeri sono dati così da informazioni raccolte qua e là, ma non sono quelli ufficiali.
Speriamo che da oggi le cose cambieranno e che si dia una decisa accellerata alla ricerca di nuovi pozzi che non sono semplici da realizzare e hanno i loro tempi.
Massimo Castagna
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Le inevitabili polemiche di questi giorni sul Consorzio Ente Autodromo di Pergusa hanno messo in evidenza un fatto scontato: così come lo abbiamo conosciuto finora l'ente autodromo non c'è più. Il 2 agosto è scaduta la convenzione trentennale e lo statuto deve essere rifatto e dare vita ad un nuovo ente consortile. Non sono novità dell'ultimo minuto queste: il 2 agosto del 1994 nacque il Consorzio Ente Autodromo di Pergusa con quattro soci: Comune, Provincia, Aci e Camera di Commercio; negli anni poi la Camera di Commercio si è tirata fuori. Dal 2 agosto 1994 si sapeva già che nella stessa data ma dell'anno 2024 sarebbe scaduto e cessato se non si fosse dato vita ad un nuovo statuto.
Una domanda nasce spontanea: perchè si è arrivati agli ultimi giorni a chiedere una proroga di tre anni (chiesta dal Sindaco), ridotti a uno (ACI ed ex Provincia), 6 mesi per la maggioranza del consiglio comunale?
Perchè in questa terra tutto deve essere emergenza e quasi mai niente di programmato per tempo?
Ma ora non è più il tempo delle polemiche che ormai non significano più niente. Un commissario liquidatore c'è e sarà in carica fino a quando non sarà pronto il nuovo statuto e il nuovo ente, per garantire, diciamo, la normale attività ed il personale.
Quella del nuovo statuto ed il nuovo ente deve essere vista come una straordinaria opportunità per rivedere e progettare il futuro della frazione di Enna.
Pergusa significa Autodromo, Impianti Sportivi, Riserva, Strutture Universitarie, Strutture Sanitarie, Studentati, Alberghi, Ristoranti, Attività Commerciali e tantissimi residenti.
Sarà bene lavorare in questa direzione perchè tutte queste entità crescano e si sviluppino assieme. Crescano e non litighino tra loro.
Il nuovo Ente Autodromo deve essere una struttura snella, dinamica che apra le porte ad altri soci pubblici, prima fra tutte la regione e altri Comuni. Il suo statuto potrebbe prevedere anche la costituzione di una Fondazione dove possono trovare accesso e posto i privati. Ognuno dei soci Ente Autodromo e Fondazione con una quota di partecipazione annua e che sappia esprimere le migliori professionalità nel mondo del motorismo.
A guidare una struttura del genere ci vogliono persone che capiscano la politica dello sport motoristico e che sappiano avere rapporti “diplomatici” Aci Sport, AICA (Associazione Italiana Circuiti Automobilistici) e FIA (Federazione Internazionale Automobilismo). Veri e propri manager presi e pagati anche da fuori Sicilia, ma che sappiano programmare stagioni motoristiche di tutto rispetto, e che attraverso una equipe di esperti si sappia creare un nuovo brand e ricercare nuovi mercati per attrarre investimenti e risorse nella pista siciliana.
La Riserva Speciale di Pergusa deve essere una straordinaria fonte di sviluppo economico ed occupazionale. Ma perchè questo avvenga è necessario che si capisca che avere nell'Autodromo il nemico da abbattere non serve; serve invece armonizzare la Riserva con il contesto attuale e trovare soluzioni in grado di attrarre turisti.
L'Autodromo c'è, la Riserva pure: Non possono continuare a farsi la guerra perchè il risultato è quello di avere un Autodromo scadente e una Riserva che non c'è.
La Fondazione Pergusa da poco finanziata potrebbe essere il punto di svolta da dove iniziare, dove trovano spazio tutte le realtà sopra citate. Certo non è un lavoro facile, ma da una parte bisognerà iniziare.
Su Pergusa già si cominciano a vedere i primi studenti; dal prossimo anno entrerà in funzione in piena attività il campus universitario del Fondo Proserpina e gli studenti aumenteranno; il vecchio Ciss, cavallo di battaglia e di fortune elettorali di alcuni, per volere della nuova direzione strategica dell'Asp, inizireà ad ospitare attrezzature sanitarie il che vuol dire che il percorso è tracciato e non potrebbe essere diversamente dal momento che Enna, una delle quattro città italiane ad avere due università di medicina, ha la fortuna di avere migliaia di studenti, molti dei quali vivono in città.
Si stanno crando studententati o comunque posti letto. Stessa dovrà avvenire nella parte alta della città con nuove facoltà e nuovi posti dove accogliere studenti e dare loro una qualità di servizi quantomeno accettabile.
Alberghi e attività commerciali di Pergusa e potranno contare così su nuovi introiti e non continuare a vivere di soli battesimi e matrimoni.
Ma per fare tutto questo occorre sedersi attorno ad un tavolo e ragionare TUTTI ASSIEME, istituzioni, associazioni, sindacati, forze politiche, parlamentari ecc. ecc.
Vale la pena ricordare che la guerra non serve a nessuno: la guerra fa solo vittime innocenti e qui le vittime sono i cittadini.
Massimo Castagna
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Prima o poi doveva accadere ed è accaduto. L'invasione di cinghiali anche in provincia di Enna sta creando un grave pericolo per l'incolumità pubblica e rappresenta una seria minaccia per l'esercizio delle imprese agricole.
I cinghiali si riproducono due volte l'anno e non avendo in Sicilia un predatore naturale come il lupo, per esempio, l'unico antagonista del cinghiale resta il cacciatore. Ma questo viene fermato il più delle volte dalla burocrazia, che pensa più a sistemare le proprie carte che a risolvere il problema ed ecco che l'invasione è bella e servita.
Questo fenomeno ha portato a un significativo depauperamento delle attività economiche agricole, costringendo decine di aziende zootecniche, molte delle quali a conduzione familiare e gestite da giovani imprenditori, ad abbandonare il territorio. Queste aziende, alcune presenti da secoli, avevano programmato progetti virtuosi per lo sviluppo aziendale a beneficio del territorio e della collettività, ma sono state fermate dall'invasione incontrollata di questi animali.
I danni causati dai cinghiali sono ingenti: hanno invaso intere aree della provincia e della regione, distruggendo colture, pascoli, seminativi e frutteti. Oltre a questo, il passaggio in branchi hanno danneggiato strutture come recinzioni, muretti a secco, casolari e strade, tutte opere di inestimabile valore architettonico, storico e culturale. L'abbandono dei territori da parte degli agricoltori e degli allevatori, che fungono da naturali custodi e guardiani, ha favorito la propagazione di disastri ambientali come incendi, causando danni incalcolabili all'ecosistema, alla fauna e alla biodiversità.
L'escavazione dei cinghiali e dei loro ibridi ha aggravato il dissesto idrogeologico, provocando smottamenti e frane. La facile penetrazione delle acque piovane nei terreni smossi da questi animali ha aumentato la vulnerabilità del territorio, amplificando i rischi di frane.
La lunga siccità di quest'anno ha ulteriormente aggravato la situazione delle aziende zootecniche, già in difficoltà per la mancanza di foraggi e acqua. La presenza persistente dei cinghiali nei pascoli e nei seminativi complica ulteriormente la gestione aziendale, mettendo a rischio l'autosufficienza foraggera necessaria per soddisfare le esigenze alimentari del patrimonio zootecnico. Questo ha portato molte aziende a dismettere parte o tutto il loro bestiame, causando gravi danni economici e morali.
Nonostante le ripetute segnalazioni da parte di agricoltori e cittadini, le istituzioni regionali e locali non hanno predisposto un piano efficace di contenimento per limitare la proliferazione di questi animali selvatici. Le richieste di risarcimento per i danni subiti sono rimaste inascoltate, aggravando ulteriormente la frustrazione degli imprenditori agricoli. Inoltre, le istituzioni sanitarie veterinarie non hanno attuato misure preventive adeguate per scongiurare il rischio di diffusione di malattie infettive come la BRC, la TBC e la PSA.
È urgente che le istituzioni, con la Regione Sicilia in testa, intervengano per porre rimedio a questa situazione incresciosa. Anche se l'attivazione di selettori per gli abbattimenti è un passo avanti, in alcune province come Enna le operazioni sono rimaste ferme a causa delle resistenze del servizio veterinario. È necessario un intervento deciso e coordinato per affrontare questa emergenza e salvaguardare il territorio e l'economia agricola dell'isola.
Massimo Castagna
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La firma del protocollo d'intesa tra la Regione Siciliana e l'università Kore di Enna, ha centrato l'obiettivo di realizzare un sistema integrato che favorisca l'alta formazione professionale, lo sviluppo della ricerca biomedica e clinica, e le connesse attività assistenziali. La firma avvenuta alla presenza del presidente della Regione, Renato Schifani, dell'assessore alla Salute, Giovanna Volo, e del presidente dell'università Kore, Cataldo Salerno, ha visto anche la partecipazione dei dirigenti generali del dipartimento Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, e del Dasoe, Salvatore Requirez, insieme al prorettore della facoltà di Medicina, Paolo Scollo.
Un percorso di collaborazione strutturata
Di fatto questo accordo completa un percorso avviato in precedenza con le altre tre università siciliane (Palermo, Catania e Messina). Con la firma di ieri, come affermato dal presidente Schifani, si conclude un quadro di collaborazione strutturata con tutti gli atenei siciliani, promuovendo un sistema sanitario efficiente, moderno e orientato alla ricerca e all'innovazione. Schifani ha sottolineato che l'integrazione con le istituzioni didattico-scientifiche permetterà di ampliare l'offerta formativa per i futuri medici e il personale sanitario, attraverso percorsi di studio di alta qualità.
Sinergia tra istituzioni e mondo accademico
Gli accordi con le università pubbliche siciliane di Palermo, Catania e Messina, e ora questo nuovo protocollo con la Kore di Enna, un'università accreditata, contribuirà al miglioramento del sistema sanitario. La sinergia tra istituzioni e mondo accademico, secondo l'ass. Reg. alla Salute Giovanna Volo, determinerà un salto di qualità del sistema sanitario, attraverso la formazione di giovani con potenzialità ancora inespresse, che potranno usufruire di un percorso di qualità per accedere alle professioni sanitarie.
Riconoscimento al ruolo dell'università Kore
Il presidente della Kore, Cataldo Salerno, ha sottolineato l'importanza di questa giornata, in quanto l'università Kore e la sua scuola di Medicina entrano ufficialmente nel sistema integrato accademico-sanitario-assistenziale. Questo riconoscimento risponde alle necessità di un'area della Sicilia che richiede attenzione.
Dettagli dell'accordo
L'accordo triennale individua nel presidio ospedaliero Umberto I la struttura principale per l'esercizio integrato delle attività di didattica, ricerca e assistenza. Per soddisfare la crescita della domanda, è prevista anche l'inclusione nella rete formativa di altre strutture pubbliche o private accreditate.
Di fatto si sono poste delle basi solidissime in direzione del IV Policlinico Universitario della Sicilia che dovrà servire l'area centrale dell'isola al momento fortemente svntaggiata. La Regione Sicilia, è bene dirlo, ha colmato questa vistosa lacuna. Per la verità negli ultimi mesi di fatto l'Umberto I ha già operato che se fosse policlinico con decine di studenti che si stanno “facendo le ossa” in ospedale. Ora non resta che lavorare perchè il sistema sanitario delle province della Sicilia Centrale possa davvero essere punto di riferimento del diritto alla salute del malato.
E sarà bene lavorare tutti assieme senza campanilismo alcuno che danneggia tutti e non favorisce nessuno.
Massimo Castagna
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Hospice: cos’è? L’Hospice è la struttura di ricovero pensata per persone malate che hanno bisogno di una assistenza di cure palliative. Il ricovero in Hospice fa parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ovvero le prestazioni che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) prevede come diritto per il cittadino in tutto il Paese. Il ricovero in Hospice è rivolto a pazienti affetti da patologie inguaribili in fase avanzata e malati in fase terminale. Ebbene, ad Enna non c'è, o meglio c'era ma poi è stato tolto, tra il silenzio generale e con responsabili ben individuabili, primo fra tutti l'ex direttore generale dell'Asp di Enna.
Già, perchè probabilmente la chiusura dellHospice fu una scelta compiuta sotto la direzione Iudica, collaborato dagli attuali direttore Sanitario e Amministrativo Cassarà/Cilia per consentire , si disse, l'apertura di una nuova UTIN ( unità terapia intensiva neonatale), che ad oggi dopo tanto tempo , non c'è ancora. E l'Hospice non esiste più, però c'è posto di direttore che è regolarmente ricoperto e retribuito .
L'attuale direttore generale Mario Zappia tra le sue prime dichiarazioni aveva già preannunciato la volontà a porre fine allo sconcio derivante dalla chiusura dell'hospice che ha privato di un servizio essenziale i malati terminali.
Ricordiamo anche che c'era chi diceva che l'attivazione dell'emodinamica, vittima anche lei dei ritardi amministrativi che hanno caratterizzato la precedente amministrazione, poteva essere di ostacolo alla riapertura dell'hospice, ma l'emodinamica non c'entra proprio nulla.
Ora però Zappia avrebbe già individuata la nuova allocazione per l'Hospice in uno degli ospedali della provincia, e ora, dopo la firma del contratto ci sono tutte le condizioni per annullare i ritardi fin qui registrati.
Intanto l'Hospice non c'è e, cosa assai grave, non fu previsto neanche il percorso per la riapertura. Ecco perchè in molti dovrebbero recitare il mea culpa per l' assordante silenzio sull'argomento.
Ma di hospice si è sempre parlato e chi scrive, e non solo, ha affrontato il problema più volte suscitando un clamore notevole, tanto che fu convocato L'Osservatorio sulla Sanità e Iudica disse, se non andiamo errati, che l'hospice non poteva essere ripristinato perché l'asp non aveva locali adatti. Mah!
Il deputato regionale Fabio Venezia allora presentò una circostanziata interrogazione che fu ripresa da tutti gli organi di stampa.
Il consigliere comunale Dario Cardaci ha chiesto la convocazione dell'osservatorio con la partecipazione del nuovo manager così da riaffrontare per l'ennesima volta il problema insieme ad utin, ciss ecc..
Come si può ben capire quando si parla di sanità i problemi sono tanti, tante le aspettaive, ma anche tanti gli appetiti. Forse qualcuno ha un po' più fame del previsto?
La cosa importante è che venga riaperto il prima possibile l'Hospice, un vero e proprio atto di civiltà verso chi ha bisogno di avvicinarsi al momento clou con quanta più serenità possibile e per i propri familiari che vivono stagioni di grande sofferenza.
Massimo Castagna
Foto: https://www.avvenire.it/vita/pagine/cure-palliative-e-sedazione-diritti-ignorati
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