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Noto (Sr) - Convegno su "“Musica, cultura, territorio. Il ruolo delle istituzioni musicali nella formazione del pubblico”.
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Archiviato il voto per il rinnovo degli organi della Provincia di Enna, è il momento di andare oltre i numeri e leggere politicamente ciò che sta accadendo. La fotografia che emerge è nitida, impietosa e inequivocabile: il centrodestra è una galassia frantumata, incapace di elaborare una sintesi politica e sempre più irrilevante. E sebbene nel centrosinistra la situazione sembri meno caotica, anche lì le contraddizioni non mancano. Il caso che tiene ancora banco ed è il più emblematico resta quello di Forza Italia ennese.
L’On. Luisa Lantieri, finita al centro di una polemica interna alla coalizione per la sconfitta del candidato presidente Rosario Colianni, ha replicato con parole che meriterebbero maggiore attenzione e meno ipocrisia: "Se i voti sono mancati, ogni partito dovrebbe fare un onesto mea culpa". Forse la vice presidente dell'ARS ha ragione, perchè pensare che una singola segreteria provinciale possa determinare uno scarto di oltre 17 mila voti è non solo ingenuo, ma poco rispettoso per chi conosce i meccanismi politici. I numeri dicono: 58.858 voti ponderati per Capizzi contro 41.572 per Colianni. Un distacco netto di 17.286 voti, pari al 17,2%.
Il motivo vero probabilmente è che da oltre vent’anni il centrodestra ennese è incapace di strutturarsi. Assente nei territori, privo di una classe dirigente coesa, ostaggio di piccoli potentati locali slegati dai bisogni della provincia, continua a perdere terreno davanti a un centrosinistra che, sebbene non immune da problemi, ha almeno il merito di presentarsi con una proposta riconoscibile, che tenta di coinvolgere tutti gli altri partiti, Forza Italia e DC in testa e lavora su temi concreti: università, policlinico, ambiente. Con una leadership chiara, capace di federare anime diverse, e un Partito Democratico che, con tutte le sue contraddizioni, resta il più strutturato e radicato. Eppure, anche nel PD il successo rischia di essere fuorviante.
Vincere non basta, bisogna anche capire come si vince ed il PD dovrà fare una profonda valutazione sul risultato di Enna Città, dove si pone fin d’ora la necessità di stabilire i giusti equilibri. Se l’intero fronte delle ‘opposizioni ha tenuto rispetto alla candidatura del Presidente, la stessa cosa non si può dire della candidatura al Consiglio impersonata da Salvatore Cappa “Salvato” dai quattro voti dei centristi, che hanno tamponato la diversa scelta delle altre forze di opposizione e soprattutto di metà del gruppo consiliare PD; una logica di indubbia scuola democristiana, che proietta il gruppo che ha votato Cappa, se non proprio come forza trainante della futura coalizione, certamente come interlocutore privilegiato, tanto più che nulla esiste a sinistra del PD e che quindi l’unico riferimento non può che andare verso il centro.
Un Pd che dovrà sforzarsi di ritrovare unità e comunque di interpretare la diversità in modo da condurre una sinergica azione politica. Le elezioni di domenica fanno emergere i soliti contrasti, le solite guerre interne, quelle che hanno fatto perdere il centro sinistra in modo sistematico. Affossare il candidato del PD ennese mirava ad un rimescolamento del governo PD ad Enna, tentativo fallito fin dalla mancata candidatura di Tiziana Arena, esposta e non adeguatamente difesa da chi l’aveva proposta con questo intento.
Oggi è il momento di iniziare un nuovo percorso che se vorrà essere vincente dovrà essere tale da coinvolgere tutti gli attori della futura alleanza, senza diktat e senza colpi di mano. In questo scenario, appare chiaro che la politica locale ha bisogno di una svolta.
Il centrodestra, se vuole tornare competitivo, deve chiudere la stagione del civismo improvvisato e costruire una proposta politica strutturata, con liste di partito vere, programmi condivisi e un federatore credibile. Basta con il pendolarismo tra Palermo e Roma: si riparta dai consiglieri comunali, dai corpi intermedi, da chi vive davvero il territorio. Il centrosinistra, dal canto suo, non può sedersi sugli allori. Vincere non basta, bisogna capire perché si vince e soprattutto come evitare che le solite fratture interne diventino il pretesto per nuove sconfitte. Il PD in provincia di Enna non può contare su alleati di spessore elettorale; M5S e cespugli vari garantiscono poco, molto poco. La sfida che si apre adesso non è solo quella di amministrare, ma di costruire una politica nuova. Una politica fatta di visione, responsabilità e radicamento. Serve coraggio. Ma soprattutto, serve verità.
Massimo Castagna
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Completata la riapertura integrale dello svincolo autostradale di Enna sulla A19 “Palermo-Catania”, infrastruttura strategica per la mobilità dell’entroterra siciliano. Dopo mesi di lavori, da oggi tornano percorribili anche le rampe in direzione Palermo, mentre quelle verso Catania erano già state restituite al traffico lo scorso Ferragosto.
Alla cerimonia di riconsegna sono intervenuti il presidente della Regione Siciliana e commissario straordinario per gli interventi sull’A19 Renato Schifani, l’amministratore delegato di Anas Claudio Andrea Gemme e diverse autorità locali e regionali.
L’intervento ha interessato due rampe in viadotto per un totale di 45 campate, due tronchi in rilevato e il viadotto “Euno”, che collega lo svincolo con la strada statale 117 bis. Le attività hanno previsto la demolizione e ricostruzione di cinque campate del sovrappasso con l’installazione di nuovi impalcati in acciaio, mentre le restanti sono state oggetto di consolidamento strutturale e adeguamento sismico.
Sebbene l’opera sia stata riaperta al traffico nella sua interezza, restano da completare alcune finiture minori, come l’installazione dei giunti di dilatazione e la posa della pavimentazione drenante. Questi interventi verranno eseguiti in orario notturno per non interferire con la circolazione. Previsti entro l’anno anche ulteriori lavori di risanamento alle sottostrutture, senza impatti sulla viabilità.
Il progetto ha comportato un investimento di circa 24 milioni di euro.
Ma non si capisce proprio cosa ci sia da festeggiare e da inaugurare, Presidente Schifani, dopo due anni e mezzo di chiusura delle rampe di accesso. Un sacco di soldi, circa 10 volte in più del preventivato. Due anni e mezzo dove l'Anas ha subito pressioni da più parti per accorciare i tempi. Disagi grossissimi per gli automobilisti, costretti ad uscire a Mulinello per chi arrivava da Catania e a Ferrarelle o Caltanissetta per chi arrivava da Palermo.
Questa doveva essere una apertura che doveva avvenire in silenzio, perchè lo svincolo di Enna è stato una delle tante vergogne siciliane.
Massimo Castagna
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Ogni anno, circa 4.000 studenti siciliani lasciano l’isola per frequentare atenei del Nord Italia. Un dato allarmante che riflette un divario ancora profondo nella qualità dell’offerta formativa, ma che trova una prima inversione di tendenza nell’Università Kore di Enna. A vent’anni dalla sua fondazione, Kore non è più solo un’alternativa locale, ma una realtà capace di attrarre giovani talenti da tutta Italia, dimostrando che la Sicilia può essere protagonista della formazione e della ricerca.
Nel 2025, l’Ateneo spegne venti candeline con numeri che testimoniano un’espansione costante: 21 corsi di laurea, cinque dipartimenti e ben 17 nuovi corsi in arrivo. A questi si aggiungono tre scuole di specializzazione già attive e altre quattro in fase di richiesta. Fiore all’occhiello dell’offerta formativa è il corso in Infermieristica d’emergenza, il primo in Italia realizzato in collaborazione con la Croce Rossa e il Ministero dell’Università e della Ricerca.
I dati parlano chiaro: 7.411 iscritti, oltre 16.484 laureati dal 2007 al 2024, un incremento costante nelle immatricolazioni di Medicina e un dato significativo sulla componente femminile, che rappresenta il 66,5% degli iscritti. Segnali inequivocabili di un’università che cresce e convince.
Una Sfida Ambiziosa: Rivoluzionare il Sistema Accademico Siciliano
L’università Kore non si limita a offrire corsi di laurea: il suo obiettivo è ridefinire il concetto di formazione accademica in Sicilia. Tra le principali sfide per il futuro:
- Potenziamento dell’interdisciplinarità e dell’internazionalizzazione;
- Sviluppo di percorsi di ricerca applicata;
- Maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e alla salute globale;
- Innovazione nelle metodologie didattiche.
La Kore si è imposta come una realtà dinamica e moderna, capace di rispondere alle esigenze del territorio e di inserirsi in un contesto accademico sempre più competitivo.
Cataldo Salerno, Presidente della Kore, ricorda con orgoglio la sfida iniziale: “Per duecento anni, nessuno aveva ritenuto necessario fondare una nuova università in Sicilia. Non abbaiammo alla luna, ma fummo folli: invertimmo una mentalità radicata, quella secondo cui spettava sempre ad altri risolvere le nostre mancanze. Oggi, possiamo dire di aver dimostrato il contrario.”
Il Rettore Giovanni Scollo sottolinea il ruolo centrale dell’università nella società moderna: “In un’epoca di profondi cambiamenti globali, le università devono formare studenti consapevoli e pronti a costruire il futuro. La Kore non è solo un luogo di studio, ma un baluardo di democrazia e di valori liberali.”
Chiara Corso, studentessa dell’ateneo, testimonia l’impatto della Kore sulla percezione della formazione in Sicilia: “Nei cinque anni qui trascorsi, ho imparato che l’università è una comunità di persone che mettono il loro sapere al servizio degli altri. La Kore è diventata un punto di riferimento non solo per i siciliani, ma per studenti provenienti da tutta Italia.”
La Kore non è solo un’università: è il simbolo di un cambiamento possibile. La sua crescita dimostra che la Sicilia non deve essere solo un luogo da cui fuggire, ma una terra di opportunità. “L’università non è un traguardo, ma un punto di partenza”, questo il messaggio rivolto agli studenti. “Siate curiosi e coraggiosi, non abbiate paura di sbagliare: chi non sbaglia, non cresce.”
Anche le istituzioni riconoscono il ruolo strategico della Kore. Il Presidente della Regione Renato Schifani ha ribadito: “Dobbiamo garantire ai giovani la possibilità di scegliere la Sicilia senza rinunce.”
Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca spiega che “l'Università Kore di Enna è un autentico hub dell'innovazione, una vera e propria fabbrica che produce futuro. Oggi celebriamo non solo il ventesimo anno accademico di questo ateneo, ma anche una svolta storica per l'accesso agli studi di Medicina. L'abolizione del test di ingresso e il superamento del numero chiuso rappresentano un cambio di paradigma: da quest'anno accademico, l'accesso sarà aperto ma programmato, consentendo un incremento sostenibile dei medici futuri. Questa riforma è pensata per dare ai giovani talenti italiani la possibilità di formarsi nel nostro Paese, senza dover ricorrere al turismo universitario forzato all'estero L'obiettivo è chiaro: garantire un sistema formativo più equo, inclusivo e orientato alle esigenze della società, affinché l'Italia possa continuare a eccellere nel panorama medico internazionale.”
La Kore ha acceso la scintilla del cambiamento, ora sta a tutti noi alimentare il fuoco della rivoluzione culturale.
Massimo Castagna
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L’Italia vive in pace da ottant’anni, senza conflitti sul suo territorio. La Seconda guerra mondiale resta un vivido ricordo per i nostri nonni e padri, che l’hanno vissuta tra privazioni di diritti umani fondamentali e una devastante povertà. Quella memoria storica, tramandata di generazione in generazione, non è solo ricordo, ma un patrimonio comune che ha alimentato un futuro di speranza e rinascita. È proprio questa eredità che ci ha permesso di conquistare e difendere la libertà e la democrazia.
La maggior parte degli italiani, eccezion fatta per i nostalgici del re e del fascismo, ha compreso che la radicalità del male, espressa attraverso le armi e gli eserciti, ha distrutto ogni progetto per il futuro e annullato ogni aspirazione a una sana sopravvivenza. La speranza stessa, relegata in un angolo profondo dell’anima, sembrava quasi scomparire, sospesa e scollegata da una quotidianità fatta di sofferenza e paura della morte. Gli italiani e gli europei hanno vissuto l’orrore delle dittature, che hanno sottomesso la volontà popolare e fatto tacere ogni dissenso.
Solo con la sconfitta del nazifascismo, resa possibile dagli Alleati e dal coraggio straordinario di chi, tra il popolo, ha reagito e resistito con ideali e amore per la patria, si è aperta una nuova era.
Ottant’anni sono trascorsi. I decenni iniziali, esaltanti ed euforici, hanno celebrato la libertà e la democrazia, ritenendo quasi irreversibile il percorso intrapreso, nonostante imperfezioni e incompiuti progressi.
Negli ultimi anni, tuttavia, il conflitto tra Russia e Ucraina, alle porte dell’Europa, ha paradossalmente disorientato e diviso gli italiani. Al punto che si è arrivati a mettere in dubbio chi fosse l’aggressore e chi l’aggredito, e a discutere sulle responsabilità e sulla necessità di una resa senza condizioni. Un dilemma che sembra ignorare le vittime dei bombardamenti, le città distrutte e rase al suolo.
A questo punto, sorgono legittime alcune domande. Ci siamo forse dimenticati cosa significhi vivere sotto un regime totalitario? Diamo per scontata la democrazia, pensando che sia inattaccabile? Oppure crediamo davvero che non possa essere sovvertita?
Il desiderio di pace, espresso in modi diversi, non sempre appare coerente, tanto che spesso si confonde il fine con il mezzo. C’è chi, in nome della pace, propone la deterrenza con le armi contro coloro che le usano per imporre i propri piani, e chi, al contrario, invita al disarmo e alla conservazione dello status quo per evitare l’escalation della guerra. La pace è assenza di conflitti, ma deve esserlo per tutte le parti coinvolte. Il passo verso la giusta direzione spetta a tutti, vincitori presunti e vinti. Altrimenti, si rischia di perseguire una pace ingiusta, imposta, con conseguenze facilmente immaginabili.
Gaetano Mellia
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Il Consiglio Comunale di Enna ha recentemente ospitato un acceso dibattito sul futuro dell'autodromo di Pergusa, coinvolgendo attivamente i rappresentanti del territorio, tra cui i deputati regionali Fabio Venezia e Luisa Lantieri. L'incontro ha rappresentato un momento cruciale per delineare una strategia di rilancio dell'intera area di Pergusa, nel rispetto delle sue peculiarità naturalistiche e con una visione orientata alla sostenibilità e alla crescita economica.
Nel corso del dibattito consiliare, Cardaci ha rivendicato con fermezza il ruolo dell'opposizione come forza propositiva, sottolineando come spetti all'amministrazione avanzare determinate iniziative.
Il sindaco Dipietro, invece, ha smorzato i toni della polemica, riconoscendo che quanto accaduto non può essere imputato alle opposizioni, attribuendo invece la responsabilità ai soci.
Fabio Venezia ha sottolineato la necessità di una gestione unitaria e integrata della riserva naturale e delle infrastrutture connesse, evidenziando come una governance innovativa e il supporto concreto della Regione possano restituire protagonismo al territorio.
Dello stesso avviso anche Luisa Lantieri, che ha ribadito l'importanza strategica dell'autodromo per il territorio ennese.
Il dibattito in aula ha segnato l'inizio di un confronto costruttivo tra i gruppi consiliari e l'amministrazione comunale, con l'obiettivo di individuare le soluzioni più adeguate per il rilancio dell'autodromo e, più in generale, per la valorizzazione dell'area di Pergusa, attualmente al centro di un processo di trasformazione. n questa direzione, il presidente del Consiglio Comunale, Paolo Gargaglione, ha annunciato l'imminente convocazione della conferenza dei capigruppo e del Sindaco per approfondire la fattibilità delle proposte emerse nel corso della seduta.
L'auspicio condiviso è che il dibattito possa svilupparsi senza condizionamenti politici e propagandistici, nell'interesse del territorio e dei cittadini, affinché l'Autodromo di Pergusa possa tornare a essere un volano di sviluppo per Enna e l'intera regione.
Massimo Castagna
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