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Il Papa dell’unità in un tempo di divisioni: Leone XIV e le sfide globali nei racconti di Parolin, Pizzaballa e Zuppi
L’elezione di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, ha segnato un nuovo inizio per la Chiesa cattolica, nel segno della semplicità, della serenità e dell’unità. Un Conclave breve ma intenso, che ha visto 133 cardinali elettori riuniti sotto gli affreschi della Cappella Sistina, sospinti – come più volte ricordato – dall’azione dello Spirito Santo. Il volto scelto per guidare il popolo di Dio è quello di un missionario dal cuore agostiniano, con alle spalle una lunga esperienza pastorale e di governo. Un uomo mite e riservato, ma capace di decisione e chiarezza: doti rare, ma oggi quanto mai necessarie.
Tre figure cardine del collegio cardinalizio – Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme; Pietro Parolin, già Segretario di Stato vaticano; Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI – hanno offerto in questi giorni uno sguardo complementare e profondo sull’evento ecclesiale appena vissuto, confermando che la scelta di Leone XIV è apparsa a molti come un dono provvidenziale.
Per il cardinale Pizzaballa, la nuova guida della Chiesa porta con sé una testimonianza forte: «La sua è una figura che ispira fiducia. È un uomo che ha vissuto l’annuncio tra le povertà, che sa ascoltare, ma sa anche parlare con chiarezza». Lo ha colpito soprattutto il messaggio del nuovo Papa sulla necessità di “sparire perché rimanga Cristo”: «Una Chiesa non autoreferenziale, capace di evangelizzare, è ciò di cui oggi abbiamo bisogno». Parole che risuonano ancora più forti se lette alla luce del dramma che Pizzaballa vive quotidianamente come pastore in Terra Santa, dove la sofferenza della popolazione di Gaza continua ad interpellare le coscienze: «Il Papa ha parlato subito di pace disarmata. È un richiamo forte per il nostro tempo».
Il cardinale Parolin, che ha servito per oltre un decennio al fianco di Papa Francesco, ha sottolineato con commozione l’atmosfera spirituale del Conclave e la prontezza con cui il nuovo Papa ha accolto la chiamata: «Un lungo applauso ha seguito il suo “accetto” – ha scritto – e in quel momento ho visto sul suo volto una serenità che mi ha profondamente colpito. Una serenità che non è ingenuità, ma consapevolezza piena della missione». Parolin ha ricordato anche l’esperienza condivisa con Prevost nei mesi recenti alla guida del Dicastero per i Vescovi, elogiandone l’equilibrio, la preparazione e l’amore per la Chiesa.
Il cardinale Matteo Zuppi, da parte sua, ha posto l’accento sull’universalità e sull’apertura del nuovo pontificato. In un’intervista, ha evidenziato come Leone XIV incarni «una Chiesa che ascolta, che si fa prossima, che non ha paura della complessità del mondo». Per Zuppi, la figura del nuovo Papa si inserisce nel solco tracciato da Francesco, ma con uno stile personale e sobrio: «Non c’è nulla di costruito o di calcolato in lui. La sua forza è nella sua autenticità. E questo, oggi, è il primo linguaggio della fede».
Dalle parole dei tre cardinali emerge dunque un quadro coerente e incoraggiante: Papa Leone XIV è un uomo di fede salda e di visione pastorale concreta, capace di interpretare le urgenze del presente senza perdere di vista l’essenziale. La centralità di Cristo, il servizio silenzioso, l’ascolto delle periferie esistenziali e geografiche, la pace come priorità: sono i pilastri di un pontificato che si apre con speranza, ma anche con la consapevolezza delle sfide da affrontare.
In un tempo segnato da fratture sociali, guerre e crisi spirituali, la Chiesa ha scelto un pastore “secondo il cuore di Dio”, come ha detto Parolin. E se davvero – come suggerisce Pizzaballa – il compito della Chiesa è oggi quello di far spazio a Cristo nel mondo, Leone XIV sembra già aver indicato la strada, con lo stile umile e forte del servitore che non cerca di imporsi, ma di accompagnare.
Gaetano Mellia
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