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Dal 16 al 20 luglio, il Parco archeologico di Segesta offrirà un'esperienza unica: una colorata mongolfiera si alzerà in volo vincolato ogni sera, dalle 19:30 alle 22, per regalare ai visitatori una suggestiva visione aerea del sito archeologico. Il pallone aerostatico, ancorato a terra, raggiungerà un'altezza massima di 15/20 metri e potrà ospitare fino a 5 passeggeri alla volta, inclusi bambini, oltre al pilota.
Contemporaneamente sarà eccezionalmente visitabile anche il Tempio dorico, sempre in fascia serale, con biglietto d’ingresso ridotto. «Un modo nuovo e coinvolgente di vivere il parco – commenta l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – un’esperienza immersiva che unisce il fascino della vista serale alla suggestione di una prospettiva diversa, regalando ai visitatori uno sguardo unico sul sito, sospeso tra cielo e storia».
L'iniziativa è a cura della società Volare sull’Arte, impresa sociale campana che promuove la valorizzazione di luoghi d’interesse storico e paesaggistico attraverso un punto di osservazione inedito: quello dall’alto. La mongolfiera, dotata di porta d’accesso, è attrezzata anche per i passeggeri con disabilità. Si raccomanda un abbigliamento comodo e scarpe a suola piatta; non è consentito portare a bordo passeggini. I voli si svolgeranno nel rispetto delle normative ENAC e non avranno luogo in caso di vento forte o condizioni meteo avverse.
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Eolie - È iniziata la campagna di mappatura digitale dei fondali della secca di Capo Graziano a Filicudi (Isole Eolie), uno dei principali siti archeologici subacquei del Mediterraneo. Il progetto, guidato dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con la startup Immersea, punta a creare un modello tridimensionale georeferenziato dell’area e dei relitti presenti, sfruttando tecnologie d’avanguardia come fotogrammetria subacquea e camere stereoscopiche 3D.
L’obiettivo è coniugare tutela, ricerca e innovazione attraverso un nuovo paradigma chiamato “oceanografia archeologica”. L’iniziativa rappresenta il primo passo di un progetto pluriennale che mira a rendere la secca un laboratorio sperimentale per la conservazione preventiva e la valorizzazione del patrimonio sommerso.
Oltre al percorso subacqueo già esistente, accessibile ai sub con brevetto, sarà presto disponibile una fruizione digitale, aprendo la conoscenza anche ai relitti più profondi. Il modello digitale permetterà anche il monitoraggio ambientale dei reperti e la previsione dei rischi di degrado, ponendo Capo Graziano all’avanguardia in Europa nella gestione del patrimonio subacqueo.
Un ritorno alle origini scientifiche del sito, esplorato fin dagli anni '70, con nuove tecnologie per svelare il passato sommerso.
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Selinunte - Una nuova, eccezionale scoperta archeologica è emersa durante la campagna di scavi condotta sull’acropoli di Selinunte, nel Trapanese. Gli archeologi hanno riportato alla luce l’adyton del Tempio R, il più antico edificio sacro in pietra del sito, risalente al VI secolo a.C.. Nel cuore del santuario, sotto il pavimento originario, è stato rinvenuto un deposito votivo straordinario, contenente circa 300 oggetti, tra cui un anello d’argento offerto da una donna di alto rango intorno al 570 a.C..
L’offerta, verosimilmente rivolta alle divinità femminili Demetra e Kore, testimonia il ruolo centrale del culto femminile nella comunità selinuntina. Tra i reperti spiccano 27 punte di lancia, pesi da telaio, ceramiche pregiate e numerosi oggetti rituali, che gettano nuova luce sulle pratiche religiose e sulla struttura sacrale della città sin dalle sue origini, datate intorno al 628 a.C. Lo scavo, condotto dall’Institute of Fine Arts della New York University e dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con il Parco archeologico di Selinunte, è diretto dall’archeologo Clemente Marconi.
Le ricerche hanno anche confermato l'esistenza di un accesso monumentale del V secolo a.C., emerso nell'angolo nord-ovest del santuario, e la sorprendente conservazione della stratigrafia dalla fase pre-greca al medioevo. Secondo l’assessore regionale Francesco Paolo Scarpinato, «Sta tornando alla luce la Selinunte più antica». Mentre il direttore del Parco, Felice Crescente, aggiunge: «Stiamo portando alla luce l’anima più antica di Selinunte, lo spazio attorno a cui fu costruita la prima comunità». Una scoperta che non solo arricchisce la conoscenza sulla topografia sacra dell’antica polis, ma che permette di riscrivere la storia delle sue origini religiose e identitarie.
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È stato pubblicato il volume “Santa Maria di Campogrosso, da casale arabo a centro di culto medievale”, curato da Maria Nunzia Urso, Alfonso Lo Cascio e Salvatore Brancato. L’opera, promossa dalla Sezione BCsicilia di Altavilla Milicia e edita dalla Casa Editrice Don Lorenzo Milani, ricostruisce la millenaria storia della “Chiesazza”, sito archeologico tra i più affascinanti della costa tirrenica siciliana.
Frutto di una intensa attività di scavi e ricerche condotte dall’Istituto di Archeologia ed Etnologia dell’Accademia Polacca delle Scienze, sotto la guida del prof. Sławomir Moździoch, il libro documenta il passaggio da un insediamento islamico a un centro di culto cristiano normanno, offrendo nuove prospettive sulla latinizzazione del territorio e sulla trasformazione culturale e religiosa della Sicilia medievale.
Importanti ritrovamenti, tra cui numerose monete studiate dalla studiosa Ewa Moździoch, hanno permesso di inquadrare meglio le dinamiche socio-economiche dell’epoca. Fondamentale anche il contributo di Salvatore Brancato, che con un’approfondita indagine archivistica ha tracciato la storia del popolamento locale fino alla nascita della moderna Altavilla Milicia.
Il volume è stato definito dalla Soprintendente ai Beni culturali di Palermo Selima Giorgia Giuliano un esempio di come la cultura possa diventare volano di sviluppo civile e strumento di dialogo tra i popoli. Il sindaco Giuseppe Virga ha ricordato il valore identitario del sito, simbolo delle origini della comunità locale.
Il libro può essere richiesto gratuitamente scrivendo a
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Atene - Un’équipe internazionale composta da archeologi italiani e brasiliani ha avviato una nuova e significativa campagna di ricerca sull’Eretteo, uno dei templi più emblematici dell’Acropoli di Atene, celebre in tutto il mondo per la suggestiva Loggia delle Cariatidi.
Il progetto, che rappresenta un’importante sinergia accademica e culturale, è coordinato dal professor Leonardo Fuduli, originario di Milazzo e ricercatore presso il Museo di Archeologia ed Etnologia dell’Università di São Paulo (Brasile), in collaborazione con il professor Massimo Limoncelli dell’Università di Palermo.
L’obiettivo principale della missione è il rilievo dettagliato delle strutture architettoniche e decorative del tempio, attraverso l’utilizzo delle più recenti tecnologie digitali: droni, scanner LiDAR e GPS ad alta precisione, strumenti che permettono di ottenere dati estremamente accurati e utili per la ricostruzione e la comprensione dell’edificio.
La ricerca si svolge con l’autorizzazione e il sostegno dell’Ephoreia Archaioteton Polis Athenon, rappresentata dalla Dott.ssa Elena Kountouri e dal Dr. Nikolaos Tsoniotis, e della Acropolis Restoration Service (YSMA), con il contributo della Dott.ssa Giasemi Frantzi, responsabile per la conservazione delle superfici dell’Eretteo.
Il professor Fuduli sottolinea l’importanza storica e simbolica del sito: “Quello noto come Eretteo è in realtà il tempio di Atena Polias, cuore dei culti ancestrali di Atene. È legato al mito della contesa tra Poseidone e Atena per il dominio sull’Attica, un duello che ha segnato la nascita mitologica dell’ulivo, dono della dea alla sua città e all’umanità. La sua complessa architettura e le stratificazioni storiche — dalla conversione in chiesa cristiana alle spoliazioni britanniche — continuano a suscitare interrogativi ancora oggi irrisolti.”
Il progetto coinvolge anche giovani studiosi, dottorandi e specializzandi italiani e brasiliani, per i quali rappresenta un’opportunità unica di formazione e collaborazione internazionale sul campo.
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