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Grande partecipazione di pubblico nello stupendo e panoramico Parco Urbano di Assoro per la prima “Pastasciutta antifascista” della provincia di Enna. L’evento, organizzato da Cgil e Anpi con il patrocinio del Comune, ha visto la partecipazione del presidente provinciale e deputato regionale del Pd, Fabio Venezia, del sindaco Antonio Licciardo, di Gabriella Messina della segretaria regionale della Cgil, della responsabile provinciale 5 Stelle Rosalba D’Accorso e di Enza Bartoli della Federconsumatori .”L’evento – ha spiegato il segretario Antonio Malaguarnera- non è soltanto un fatto simbolico per ricordare la memoria dell’eroica famiglia Cervi, di cui parlerà il presidente Anpi, Pintus. In un momento così particolare credo che sia opportuno ricordare l’attualità, dove le conquiste della Resistenza e della Costituzione sono sempre più in discussione. Per questo abbiamo organizzato anche una raccolta firme per il referendum contro l’Autonomia differenziata che questo governo ha approvato”. Ha poi ringraziato il sindaco Licciardo per il patrocinio concesso, “che non era scontato -ha detto- considerato il momento che stiamo vivendo”.
Il presidente Anpi, Renzo Pintus, ha tenuto invece una breve Lectio Magistralis sul brutto periodo che va dal 25 luglio 1943, quando cadde Benito Mussolini e iniziò la Resistenza. Nel suo intervento, ha ricordato la storia della famiglia Cervi che quel giorno, con un gesto di solidarietà e speranza, ebbe l’idea di preparare della pasta per tutto il paese di Campegine per festeggiare l’arresto di Mussolini e la caduta del partito fascista. Ha ricordato anche il contributo che hanno dato alla Resistenza 500 partigiani ennesi, tra cui il comandante Barbarbato e “in particolare uno –ha detto- che ha un preciso collegamento storico con la giornata del 25 luglio.
Si tratta del capitano dei carabinieri Paolo Vigneri, natio di Calascibetta, che materialmente eseguì l’arresto di Mussolini dopo essere stato convocato dal re per farlo dimettere”. "Credo di non aver fatto nulla di straordinario –ha commentato il sindaco Licciardo, in risposta ad alcune critiche-. Per noi accogliere la proposta della Cgil e dell’Anpi di organizzare una spaghettata antifascista è stato semplicissimo, non ci abbiamo messo più di tanto. Anzi dobbiamo ringraziare chi ha combattuto il fascismo che ci permette oggi di festeggiare questa serata. A chi ha fatto qualche critica, ho risposto che la spaghettata antifascista può dare fastidio solo a chi è fascista. Noi come comunità assorina siamo e vogliamo continuare a dimostrare che siamo aperti a qualsiasi confronto. Per noi è un onore avervi qui e dichiarare ancora una volta che Assoro è una comunità antifascista”.
L'On.Venezia, nel ringraziare gli organizzatori della manifestazione e il sindaco di Assoro per il patrocinio, ha sottolineato come “le conquiste sociali, civili e politiche, anche quelle fatte con la lotta e con il sangue, non sono infinite e non durano per sempre”. Ma attenzione –ha evidenziato- hanno bisogno di essere rinvigorite con l’impegno e la lotta quotidiana di chi crede nei valori e i principi che ispirò la Resistenza. Certi episodi recenti ci insegnano come nulla sia più scontato. Perché quando un governo mette in discussione i pilastri della Costituzione, mette le mani per distruggere, spaccare e dividere l’Italia per aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali e per rendere il Sud una colonia. Vuol dire che c’è bisogno ancora una volta di combattere, di lottare e di non rassegnarci. La resistenza non è finita –ha aggiunto-, continua nelle braccia, nelle menti, nell’azione e nel cammino di tutti noi. E oggi più di ieri abbiamo il dovere di rinnovare questo impegno per le battaglie che ci attendono nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Sta a noi, a quello che sapremo costruire, ricordando i nostri padri che hanno lottato per l’Italia di oggi, e fare la nostra parte. Dobbiamo dare un messaggio chiaro e forte a un governo dove la seconda carica dello Stato, parlo del presidente del senato La Russa, che deride i partigiani e conserva in casa i busti di Mussolini”. Gabriella Messina ha messo in evidenza l’impegno di “tantissime compagne e compagni che insieme a noi –ha detto- raccolgono ogni singola firma per il referendum contro l’autonomia differenziata, per convincere i cittadini italiani a votare contro questo obbrobrio”. “La resistenza deve andare avanti perché non finisce mai purtroppo. Abbiamo imparato che i diritti ci vengono messi in discussione e per questo la battaglia, ancora di più per noi siciliani, per la democrazia e la libertà, deve essere una battaglia per le donne e per i nostri giovani che ogni giorno vanno via, subendo una contrazione delle loro opportunità; per noi differenza non significa avere meno, per noi differenza significa avere le stesse opportunità”. La serata si è conclusa con una bella manciata di “pastasciutta antifascista” allietata dal gruppo musicale “Romano Bros”.
Giacomo Lisacchi
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Il comandante Vincenzo Profeta va in pensione dopo oltre 41 anni di carriera che lo hanno visto protagonista nel corpo della Polizia locale villarosana. Anche per lui è giunto il momento di appendere il berretto al chiodo e con esso anche la necessità di voltarsi indietro, facendo un bilancio di quanto fatto, senza però tralasciare il presente e il futuro. Perché la vita va avanti anche senza divisa.
- Quarantuno anni nell’interesse della collettività villarosana
“E’ stata un’esperienza ardua ma affascinante , spesso caratterizzata dalla presenza di ostacoli; un compito non semplice, che ho affrontato nell’osservanza delle leggi e nella tutela legittima degli interessi della collettività villarosana, con disciplina ed onore. Ho apprezzato amministratori e colleghi, succedutisi negli anni, con i quali ho avuto il pregio di lavorare e collaborare nell’interesse di Villarosa. Ho trascorso intere giornate nell’ufficio di Polizia Municipale, per le quali so di aver sacrificato anche parte della mia vita privata, e ne sono orgoglioso, perché credo di aver costruito, nella legalità, qualcosa per il mio paese”.
- Un ciclo della vita che si chiude e uno nuovo che si aprirà
“41 anni sono un lungo ciclo della vita che si chiude con sensazioni che si mescolano a momenti di tristezza, perché lascio l’attività lavorativa, ed altri di incertezza per il nuovo ciclo della mia vita che da domani si aprirà e che, mi auguro, possa essere interessante ed emozionante come quella trascorsa con voi in comune”.
- Un’avventura meravigliosa e le amicizie con i colleghi
“Non mi piacciono gli addii e chi mi conosce sa che domani vorrei essere negli uffici di Polizia Municipale e del Comune, attivo con voi. Questa è la vita e mi rendo conto che salutare i colleghi e le colleghe è la cosa più difficile ma anche la più sentita, se non altro, per le amicizie instauratesi, per la condivisione degli impegni e per la quotidianità trascorsa insieme. E’ stata un’avventura meravigliosa che porterò sempre nel mio cuore”.
- I saluti e i ringraziamenti
“Vorrei concludere questo messaggio di saluto con i ringraziamenti: in primis ringrazio il sindaco dott. Costanza che mi ha dato la possibilità e la fiducia di dirigere la Polizia Municipale “Grazie Sindaco”, tutti gli Assessori, la segretaria, dott.ssa Anna Giunta, la presidente del Consiglio comunale, i colleghi e i dirigenti di tutti gli uffici. Un saluto alla collega Comandante della P.M. di Calascibetta, per essere presente, alla quale, come mia subentrante, formulo i migliori e più sinceri auguri di buon lavoro. Un affettuoso saluto lo rivolgo al Comandante la Stazione Carabinieri di Villarosa e a tutto il personale per la esemplare collaborazione. Un pensiero di gratitudine e di ringraziamento va alla mia famiglia, a mia moglie che ha condiviso il mio percorso nella buona sorte e nei momenti difficili. Infine, un abbraccio e un ringraziamento di cuore all’ispettore Abbate, mio stretto collaboratore in tutti questi anni, a tutti gli Ausiliari del Traffico che ogni giorno, silenziosamente, ma con inesauribile passione, mi hanno coadiuvato in questi lunghi anni. La vostra generosità e amicizia mi hanno aiutato a superare momenti difficili. Vi lascio con sinceri sentimenti di orgoglio per avere avuto il piacere di conoscervi e aver potuto lavorare con voi. Un abbraccio e un grande in bocca al lupo a tutti”.
Giacomo Lisacchi
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Un disegno di legge presentato dalla Lega, dal titolo «Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere», intende abolire l’uso scritto negli atti pubblici di termini come 'sindaca', 'questora', avvocatessa' e anche 'rettrice' che dovranno essere declinati al maschile indipendentemente dall’identità di genere di chi ricopre il ruolo.
Il disegno di legge è stato presentato dal leghista Manfredi Potenti (nella foto) con il dichiarato obiettivo di «preservare l’integrità della lingua italiana ed in particolare, evitare l’impropria modificazione dei titoli pubblici dai tentativi 'simbolici' di adattarne la loro definizione alle diverse sensibilità del tempo».
Per chi non si adegua sarà prevista una sanzione fino a 5000 euro.
Un’idea che va in direzione della circolare, emanata all’inizio del mandato di presidente del consiglio di Giorgia Meloni, firmata dal Segretario Generale della Presidenza del Consiglio Carlo Deodato, inviata a tutti i Ministeri, che testualmente disponeva : "Per opportuna informazione si comunica che l'appellativo da utilizzare per il presidente del Consiglio dei Ministri è: 'Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni'".
Per trovare nella storia italiana qualcosa di analogo bisogna risalire al luglio del 1923 quando fu emanato un provvedimento che cancellava l’uso del Lei, introducendo il Voi, e disponeva l’italianizzazione delle parole ed addirittura dei cognomi stranieri: Louis Armstrong in Italia era Luigi Fortebraccio!
Filippo Giunta
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Un assassino – o più correttamente un serial killer – maramaldeggia nelle spiagge. Tutt’altro che sconosciuto, non si nasconde. Piuttosto si esibisce diffusamente. Imperversa. L’assassino si chiama smartphone. Le sue vittime? I libri – i vecchi, cari libri di carta che sfogliavi con l’indice della mano destra – e i giornali, la cosiddetta carta stampata.
Una indagine tanto empirica da potersi definire rudimentale, ma efficace, ha raccolto prove inconfutabili. Una battigia di un po’ meno di duecento metri, una spiaggia affollata nelle ore di punta e nei fine settimana anche da circa quattrocento bagnanti. Non avendo molto altro di cui occuparsi in spiaggia e volendo fare del moto, se si cammina sulla battigia a passo ora svelto ora lento in vari momenti della giornata balneare si ha modo di notare, e poi annotare, comportamenti nel complesso e nell’arco di otto giorni di oltre tre mila bagnanti. D’ogni condizione anagrafica e sociale. Persone e famiglie presenti tutti i giorni, volti nuovi, turisti mordi e fuggi, locali, turisti settentrionali, una certa percentuale di turisti stranieri, in prevalenza dell’Europa centro-orientale (polacchi, cechi). Un campionario variopinto e rappresentativo.
Quanti libri credete che abbiamo visto leggere sotto l’ombrellone a questa composita utenza balneare? Numero tondo tondo: dieci. Compreso quello di chi firma questo articolo. Dieci a fronte di un numero incalcolabile di teste letteralmente infilate dentro lo smartphone di tutti i presenti, esclusi sì e no i neonati e i bambini più piccoli. Tutti avidi di lettura, tutti avidi di abbeverarsi alla conoscenza dispensata dal cellulare e in qualche caso dall’iPad. Nei quali, beninteso, è possibile leggere anche libri, i cosiddetti e-book. Ma i nostri oltre tremila bagnanti erano tutti presi dalla lettura di e-book, di centinaia di titoli immagazzinati nel loro prezioso aggeggio ormai compagno di vita ben più di coniuge e prole? Consentiteci di dubitarne. E di essere convinti che solo una sparuta minoranza leggeva libri sul display. Ben altra dedizione – ormai religiosa oltre che compulsiva – veniva dedicata a chat e social. Siamo tutti influencer, tutti commentatori ed esperti su ogni tema, tutti fotografi, videomaker, fotoreporter, tutti forsennatamente presi dal postare e/o inoltrare vagonate di selfie, immagini, video. Siamo tutti giudicanti, tutti dispensatori di profondissimo pensiero.
E questo è niente rispetto ai risultati dell’indagine sul secondo omicidio barbaramente commesso. Nel nostro andirivieni più volte al giorno con i piedi ora in acqua ora sulla sabbia finissima - con la piacevole sensazione che questa camminata sulla battigia produce - e con lo sguardo invece puntato su gente di tutte le età seduta sotto l’ombrellone o stesa al sole quanti giornali cartacei ritenete che abbiamo intercettato nelle loro mani? Zero. Neppure uno. Per caso. Per sbaglio. Nada de nada. Incredibile. Ora, non è da escludere che debba invocarsi nella fattispecie un condizionante concorso di colpa: la rarefazione delle edicole che ne ha falciato ovunque il numero. Probabilmente ha prodotto i suoi evidenti effetti anche nella nostra area di vacanze balneari. Con una edicola nelle vicinanze i risultati dell’indagine sarebbero stati meno disastrosi per la carta stampata.
Sì, sicuramente questo concorso di colpa avrà inciso. Una buona difesa nel dibattimento tuttavia smantellerebbe in quattro e quattr’otto il concorso di colpa con argomentazioni incontestabili. Ad esempio: se hai difficoltà a comprare tutti i giorni il quotidiano perché l’edicola non te la ritrovi vicinissima a dove hai affittato l’appartamento-vacanze niente ti vieta di comprarlo non tutte le mattine (troppa strada da percorrere…). Potresti comprarlo nell’edicola in paese ogni due-tre mattine e leggerlo in più giorni. Peraltro se non sei preso dall’assillo da “ultima notizia” la lettura diventa più sistematica, più approfondita. E dunque più fruttuosa ai fini della informazione. Non solo catturata dalla cronaca ma anche attenta ai commenti e alle riflessioni.
Questo ragionamento si dimostra ancor più calzante per il giornale dei cruciverba e per i settimanali, concepiti con la precisa impostazione di essere infilati nella borsa da mare ed essere sfogliati nell’arco della settimana. Da mamma, papà, figli, nonni. Invece niente, nessuna traccia. Il dato è inquietante. Lo zero rilevato lascia di stucco. Sotto il sole ma di stucco. Si dirà: che problema c’è? Ormai i giornali li leggiamo tutti nel nostro inseparabile, famigerato aggeggino-killer! Giusto. Ma quali e quanti articoli leggiamo sul display se solo una sparuta minoranza del nostro variopinto campione statistico è abbonata alla lettura di uno o più quotidiani sullo smartphone? Conseguenza: per i principali quotidiani italiani (ad esempio “Corriere della Sera” e “Repubblica”) per bene che vada sul display leggi solo titolo e sommario e non una parola dell’articolo (o degli editoriali o della pagina “Commenti”) oppure nella migliore delle ipotesi leggi solo le tre-quattro righe dell’attacco iniziale. Altrimenti ti devi abbonare. A costi contenuti ma ti devi abbonare. Ora, non ci pare che la lettura dei soli titoli possa forgiare una informazione approfondita e meno che meno esaustiva.
Questo per quanto riguarda i quotidiani. Colpisce ancora di più la totale sparizione delle tante riviste di cruciverba ed enigmistica che si pubblicano nel nostro paese. Per non parlare della sparizione dei numerosi settimanali di gossip “balnear-vacanziero” e di vip in costume da bagno che fino a pochi anni fa vedevano moltiplicare le vendite giusto nei mesi caldi più vacanzaioli. Niente. Desaparecidos. L’abitudine di occuparsi con curiosità dei fatti degli altri, meglio se in queste settimane fotografati in vacanza e in costume da bagno – gente dello spettacolo, politiche e politici, attrici, stelline, veline, famosi, presunti famosi e via discorrendo, delle loro complicate vicissitudini familiar-sentimentali – non si è estinta, sia ben chiaro. Ora però corre massicciamente sulla versione on line del settimanale. Dunque sul monopolio escludente dello smartphone. Ovvero del soppressore e soppiantatore seriale della carta stampata. Lo abbiamo sempre con noi sotto l’ombrellone, lo stringiamo e accarezziamo con le mani ben sudate, lo impreziosiamo con inevitabili granelli di sabbia. Lo riprenderemo in mano a tavola, lercio com’è, nel pranzo e nella cena che la nostra “faticosa” (si fa per dire) giornata a mare esige per compensazione. Per recuperare le energie di cui il caldo ci priva.
Potremmo concludere il quadro della nostra indagine con una domanda che ci siamo posti nel corso della infruttuosa spola a caccia di libri, quotidiani e settimanali di carta. Siamo passati almeno quattro volte al giorno, anche più (quasi sempre in solitudine, talvolta tenendo per mano il nipotino di meno di due anni) davanti alla postazione dei due giovani bagnini in servizio nella spiaggia. Non una sola volta li abbiamo visti guardare davanti a loro per vigilare. Per controllare se qualcuno – bambini, ragazzini, adulti – si fosse spinto troppo in alto mare. Entrambi alle prese con impegni più pressanti, sprofondati come erano dentro i loro smartphone. Ora, è vero che in quel tratto di costa siciliana puoi sguazzare nell’acqua per decine e decine di metri verso l’orizzonte e ti arriva sempre non più in alto della cintola. Situazione ottimale. Non comporta particolari affanni per il servizio di salvataggio. Meglio così. Tuttavia nel raro caso di emergenze i nostri due aitanti giovani così presi dal cellulare da essere concentrati h24 sui loro smartphone sarebbero in allerta, tempestivamente pronti a lanciarsi in acqua per il salvataggio? Boh, chi lo sa.
Ma questa è un’altra storia.
Pino Scorciapino
Foto: https://www.veneziaradiotv.it/blog/smartphone-in-spiaggia/
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La diffusione delle Fake News ed il rischio di inquinamento dell’opinione costituisce una grave preoccupazione che è stata compendiata nel Global Risks Report 2024 del World Economic Forum.
Secondo le risultanze dell’indagine, rappresenta il più grave pericolo per le democrazie: infatti la crescente sfiducia verso i media tradizionali ha contribuito al proliferare di fonti “alternative”, come i social network, che si alimentano dell’insoddisfazione del pubblico che in essi trova sfogo.
Il rapporto NewsGuard, che ha attivato un centro di monitoraggio specifico, rivela che su internet sono stati individuati oltre milleduecento siti che producono false notizie, anche con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in gran parte senza la supervisione umana. E’ appena il caso di ricordare che attività del genere possono orientare l’indirizzo delle votazioni nei periodi elettorali.
Sono svariati i siti, anche in lingua italiana, che sono stati identificati come fonti di fake news dalla stessa NewsGuard o dal progetto Fact-Checking di Facebook.
Ci sono blog che continuano a diffondere teorie del complotto e notizie allarmistiche non verificate, come e più di prima.
Ma internet offre anche un antidoto, specifiche contromisure che aiutano ad avere un corretto approccio con la veridicità delle notizie.
Si tratta di strumenti di verifica dei fatti, oggi ormai necessari, anche perchè contribuire alla diffusione di notizie false, volontariamente o involontariamente, può comportare conseguenze legali e danni economici.
Un aiuto in tal senso può venire consultando il sito, in lingua inglese, https://journaliststoolbox.ai di Mike Reilley, docente di giornalismo digitale, presso l’università dell’Illinois a Chicago.
La pagina si è molto arricchita nel tempo, per cui è necessario orientarsi tra notizie anche obsolete, ma offre una gran quantità di link attuali a servizi online o a software, gratuiti o a pagamento, di indubbia utilità.
Filippo Giunta
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