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Salvatore Martinez già presidente per 26 anni del Rinnovamento nello Spirito e Consultore pontificio di Francesco racconta Papa Bergoglio così come lo ha conosciuto: uomo, amico e profeta.
- Salvatore Martinez, lei ha conosciuto Jorge Mario Bergoglio prima che diventasse Papa. Che tipo di rapporto vi legava?
“Il nostro rapporto nasce all’interno di una comune esperienza di fede e servizio: il Rinnovamento nello Spirito. All’epoca, Bergoglio era Assistente ecclesiastico del Rinnovamento in Argentina, una responsabilità che portava avanti con passione e semplicità. Avevo già colto in lui una profonda sensibilità per le questioni sociali, un amore viscerale per gli ultimi, per i carcerati, per i poveri. Ma soprattutto, mi aveva colpito la sua capacità di dialogare con mondi apparentemente lontani. A Buenos Aires, fu promotore di un’esperienza di “ecumenismo spirituale” che coinvolgeva i pentecostali, e lo fece con uno spirito di riconciliazione e preghiera autentica, sulla scia del modello italiano nato nel 1996. Quando fu eletto Papa nel 2013, non mi stupì che scelse il nome di Francesco: era la conferma della sua intenzione di essere un Pontefice profetico, vicino al popolo, centrato sul Vangelo vissuto nella povertà e nella semplicità di Francesco d’Assisi.”
- Lei era presente il giorno dell’elezione di Papa Francesco. Che ricordo ha di quel momento?
“Ero in diretta su Radio Vaticana, quel 13 marzo 2013, per commentare l’atteso annuncio dell’Habemus Papam. Ricordo perfettamente l’atmosfera carica di attesa, il senso di svolta nell’aria. Quando udii il nome di Jorge Mario Bergoglio, fui tra i pochi a non restare sorpreso. Anzi, ebbi la chiara consapevolezza che stava per iniziare qualcosa di profondo, di rivoluzionario. “Un gesuita che si fa francescano”, dissi in diretta. E in quella frase c’era tutto il senso del passaggio: il “prete di strada” – come chiamava sant’Ignazio i suoi sacerdoti – avrebbe portato una scossa salutare nella Chiesa. Una Chiesa “in uscita”, che abbandona i palazzi e si fa presenza tra la gente, senza condizioni. Una Chiesa povera, non per ideologia, ma perché il Vangelo è di tutti, e Gesù stesso è di tutti. “
- Quando lo ha incontrato per la prima volta da Papa?
“Lo incontrai la prima domenica dopo l’elezione, in Vaticano, durante la sua prima Messa da Pontefice. Eravamo una cinquantina di persone, in un clima intimo e raccolto. Subito dopo, Francesco si sarebbe affacciato alla finestra per il primo Angelus, e lì avrebbe pronunciato per la prima volta quella parola che sarebbe diventata la cifra ostinata del suo Pontificato: misericordia. Ricordo con emozione il primo abbraccio che ci scambiammo fuori dalla Chiesa di Sant’Anna. E ricordo bene le sue parole: “Sono l’assistente del Rinnovamento”. Una frase che, trasmessa in diretta dalla CNN, fece scalpore in tutto il mondo. Ricevetti messaggi da molti Paesi, segno di quanto quella dichiarazione avesse toccato il cuore di molti. “
- Francesco ha poi continuato a coinvolgerla in diverse iniziative?
“Sì, mi confermò nelle nomine già ricevute da Benedetto XVI: Consultore di tre Dicasteri Vaticani – Laici, Famiglia, Nuova Evangelizzazione – e Presidente della Fondazione Vaticana per la Famiglia in Terra Santa. Ebbi anche l’onore di seguirlo in molti viaggi pastorali. Ricordo in modo particolare quello in Israele, Palestina e Giordania, nel 2015, quando facevo parte della Delegazione dei Patriarchi orientali. E poi, nel 2018, quando ero Rappresentante speciale del Ministero degli Esteri presso l’OSCE per la libertà religiosa, partecipai alla Prima Conferenza Interfaith negli Emirati Arabi, un evento preparatorio al celebre viaggio ad Abu Dhabi. Fu lì che Francesco firmò la storica Dichiarazione sulla Fratellanza Universale. Un gesto destinato a restare nella storia, come testimonianza concreta di dialogo e pace tra le religioni. “
- Ci racconta qualche aneddoto personale con il Santo Padre?
“Gli episodi sarebbero davvero tantissimi. Forse, un giorno, scriverò un nuovo libro: ne ho già pubblicati tre, il primo dei quali nel 2014, tra i primissimi dedicati al Pontificato. Ebbi modo di presentarlo nella sua versione spagnola alla Fiera del Libro di Buenos Aires, e in quell’occasione visitai tutti i “luoghi bergogliani” e incontrai gli amici di sempre del Papa. Francesco, in privato, era esattamente come appare: diretto, affettuoso, amante della semplicità. Un giorno gli portai alcuni prodotti del Fondo Sturzo, in eleganti ceramiche di Caltagirone. Quando lo rividi dopo un mese, mi disse: “Mandane altri, erano buoni!”. Un’altra volta, allo Stadio Olimpico di Roma, durante un grande evento carismatico, volle inginocchiarsi e mi chiese di guidare la preghiera. Davanti a 52.000 persone, lui era a terra e io in piedi: ancora oggi, faccio fatica ad accettare la portata simbolica e spirituale di quel gesto. Nel 2015, invece, organizzammo in Piazza San Pietro un evento speciale sull’“Ecumenismo del sangue”, un’espressione da lui coniata per indicare come oggi, nella persecuzione, i cristiani siano già uniti, come duemila anni fa. Ricordo con emozione la presenza di Bocelli e Noa, che invitai a cantare Amazing Grace, un inno caro a Francesco. “
- A suo avviso, quale sarà l’eredità di Papa Francesco?
“È sempre rischioso parlare di eredità. Tuttavia, possiamo già intravedere l’impronta profonda che Francesco ha lasciato nella Chiesa e nel mondo. Ha saputo coniugare spiritualità e concretezza, Vangelo e strada, dottrina e misericordia. Ha scardinato dualismi sterili – conservatori contro progressisti, spiritualità contro impegno sociale – e ci ha ricordato che la fede è una sola, vissuta nel cuore della storia. Certamente ha avviato processi di rinnovamento senza precedenti e portato a compimento riforme già iniziate dai suoi predecessori. Ma la vera sfida oggi è l’interiorizzazione di questi cambiamenti. La teologia, la pastorale e persino la struttura ecclesiale hanno fatto fatica a stare al passo con lui. Tuttavia, è difficile immaginare che si possa tornare indietro. Questi sono giorni di preghiera e attesa. La Chiesa non è un’istituzione solo umana: è opera di Dio. Gli imperi cadono, le ideologie passano, ma la Chiesa resta, pur con le sue contraddizioni. Francesco ci ha risvegliati. Ha dato una scossa alla fede, alla speranza e alla carità. E ha rimesso in moto l’orologio della storia: ora tocca a noi continuare a camminare al ritmo dello Spirito Santo.”
Massimo Castagna
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Proseguono con grande partecipazione i festeggiamenti in onore di San Filippo Apostolo, organizzati con passione dal comitato dei volontari della chiesa di San Sebastiano e dalla parrocchia San Leonardo in Montesalvo. Le celebrazioni, iniziate nei primi giorni della settimana, trovano il loro centro nella suggestiva chiesa di San Sebastiano, autentico gioiello architettonico incastonato nella piazzetta omonima sul viale IV Novembre, cuore pulsante del quartiere Monte.
La piccola ma storica chiesa, un tempo immersa in un contesto isolato e oggi perfettamente integrata nel tessuto urbano ennese, rappresenta un punto di riferimento spirituale per tutta la comunità. Un luogo caro ai fedeli, soprattutto a quelli del quartiere Monte, dove la devozione per San Filippo è profondamente radicata. Il Triduo solenne, che si svolge da lunedì 28 a mercoledì 30 aprile, prevede ogni sera alle 18:30 il Santo Rosario e alle 19:00 la Santa Messa, accompagnando i fedeli in un cammino di preparazione spirituale verso la giornata culminante.
Il momento più atteso è fissato per giovedì 1 maggio, quando si celebra la Festa cittadina di San Filippo Apostolo. Il fitto programma liturgico prevede ben quattro celebrazioni eucaristiche: Alle ore 09:30, la Messa presieduta da padre Mario Saddemi (parroco di Santa Lucia); Alle ore 11:00, la celebrazione guidata da padre Angelo Lo Presti (Parrocchia Mater Ecclesiae); Alle ore 18:00, presiederà padre Filippo Salerno (Parrocchia San Tommaso); Alle ore 19:30, chiusura solenne con don Sebastiano Rossignolo (Parrocchia San Bartolomeo). Una vera e propria festa della fede, che testimonia quanto la figura di San Filippo sia amata e venerata nella città di Enna. Un’occasione per ritrovarsi, pregare e condividere momenti di spiritualità in una cornice suggestiva e carica di significato.
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Con la processione, sotto forma di pellegrinaggio, partita dall’edicola di San Giuseppe in via Cavour, che si è poi snodata fino alla chiesa, è iniziato ufficialmente a Villapriolo, frazione di Villarosa in provincia di Enna, il primo Giubileo parrocchiale della diocesi che avrà il suo culmine sabato 3 maggio in occasione della festività del Santo Patrono, San Giuseppe.
“Questo tempo di grazia in concomitanza con la festa patronale –spiega il parroco, don Salvatore Bevacqua-, arricchito altresì dal dono dell’Indulgenza, è stato possibile grazie alla concessione del nostro vescovo, Rosario Gisana, che sabato prossimo alle 18,30 presiederà la celebrazione solenne dell’Eucarestia”. Un secondo cammino di conversione si farà invece martedì 29 aprile alle ore 17 partendo dall’edicola di San Pio in via Trieste, per poi arrivare fino all’edicola di San Giuseppe di contrada Gennaro, dove don Salvatore, dopo le preghiere di rito, benedirà le campagne, invocando la protezione della Provvidenza sul lavoro degli agricoltori e sull’ambiente. (Ndr: Un tempo a Villapriolo si usava, nei periodi di particolare siccità, portare in processione il Crocifisso per le campagne per invocare la pioggia al grido di “Signiruzzu chiuviti chiuviti ca u lavuriddu è murtu di siti”). “Sarà una festa di San Giuseppe – afferma ancora don Salvatore Bevacqua- arricchita da tre processioni, di cui l’ultima si farà sabato dopo la messa solenne, che serviranno per coinvolgere la piccola comunità villapriolese a vivere attimi di silenzio e di preghiera davanti al suo Patrono San Giuseppe e soprattutto vicino al Crocifisso, per “restaurare” l’interno del cuore. E’ un Giubileo che ci propone coraggio ed ispirazione e che ci parla di speranza, di comunione, di pace, di fratellanza, di fede e di carità. Accogliamo quindi questo mandato del Signore facendo crescere sentimenti ed atteggiamenti con i quali consolare, dare coraggio e comunicare fiducia”.
Il programma degli eventi religiosi e civili Lunedì 28 e Martedì 29 aprile - ore 10 Celebrazione Eucaristica e adorazione prolungata. Mercoledì 30 Aprile e 1 e 2 Maggio - Triduo di preparazione e alle 17 Rosario Mariano, Santa Messa e preghiera a San Giuseppe. Venerdì 2 Maggio - ore 19 Cantata in onore di San Giuseppe eseguita dall’Ass. Culturale “Bellarrosa”. Sabato 3 maggio - alle ore 7,30 Apertura della Festa con suono delle campane e sparata del mattino; ore 10 apertura della Terza Estemporanea di Pittura e Scultura dal titolo “L’arte abbraccia la tradizione”, organizzata d’Associazione Culturale Bellarrosa con il patrocinio del Comune; ore 18,30 Celebrazione solenne dell’Eucarestia presieduta dal vescovo Mons. Gisana; ore 20 Processione, spettacolo pirotecnico, benedizione e distribuzione dei pani di San Giuseppe.
Giacomo Lisacchi
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Con la celebrazione della Domenica in Albis si conludono oggi i riti dedicati alla Settimana Santa Ennese iniziati 15 giorni fa con la Domenica delle Palme. Oggi pero' non sarà celebrata la tradizionale processione della "Spartenza" in piazza Duomo, ovvero i fercoli del Cristo risorto e della Madonna che si separano, in osservanza dei 5 giorni di lutto Nazionale proclamati per la morte di Papa Francesco.Annullata anche la processione in onore di Maria S.La Nuova in programma ieri, con la Confraternita che ha deciso di tenere in chiesa solo funzioni e momenti di preghiera. Si chiude oggi dunque oggi nel silenzio e nel ricordo di Papa Francesco uno dei momenti piu importanti del calendario liturgico Cristiano.
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Una tradizione che sembrava perduta nel tempo ha ripreso vita lo scorso Venerdì Santo, riportando emozione e memoria nel cuore della comunità leonfortese. Dopo decenni di silenzio, i fercoli del Cristo Morto e della Madonna Addolorata sono tornati a percorrere il cortile del vecchio ospedale di Leonforte, grazie all’impegno dell’ASP di Enna. Un evento dal forte valore simbolico e spirituale, reso possibile proprio mentre i lavori di ristrutturazione dello storico presidio sanitario giungono quasi al termine, con la riapertura definitiva prevista nei prossimi mesi.
Dopo 17 anni di chiusura, l’ospedale tornerà finalmente operativo, offrendo assistenza h24 ai cittadini del territorio. Accolta con entusiasmo dalla direzione dell’ASP di Enna, guidata dal Direttore Generale Dr. Mario Zappia, la richiesta della comunità di rievocare l’antica processione ha trovato subito riscontro. Decisivo il lavoro dell’ing. Mara Rindone, dell’ufficio tecnico ASP, che ha coordinato logistica e sicurezza, rendendo possibile lo svolgimento dell’evento anche in un cantiere ancora in fase di ultimazione. Il momento più significativo si è vissuto quando, secondo la tradizione, i camici bianchi – medici e infermieri – hanno preso il posto dei confratelli per portare i simulacri sacri all’interno del cortile, permettendo ai malati e ai presenti di rivolgere un pensiero, una preghiera, uno sguardo carico di speranza. Sentita la partecipazione dello stesso Dr. Zappia, che ha deciso di unirsi alla processione non in veste istituzionale, ma come semplice fedele, mantenendo la promessa fatta pochi giorni prima: “Venerdì porteremo insieme la croce.”
“Un gesto umano e potente,” lo ha definito il Dott. Paolo Favazza, Superiore dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento di Leonforte, che ha lodato il clima di ascolto, empatia e concretezza instaurato con i vertici dell’ASP. “Il Dr. Zappia è il primo Direttore Generale a partecipare attivamente alla processione. Non tra le autorità, ma tra la gente.” Tra le lacrime dei medici storici e gli occhi emozionati dei più giovani, Leonforte ha così vissuto un momento di straordinaria coesione tra fede, tradizione e rinascita. A ricordo dell’evento, la confraternita ha donato al Direttore Generale un libro sulla propria storia, con una dedica speciale che richiama le parole di Madre Teresa: “Quando la fede passa all'azione diventa amore, e l'amore che si trasforma in azione diventa servizio.” Un servizio che, nel silenzio carico di significato di quel Venerdì Santo, è tornato a parlare alla città intera.
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