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Celebrata ieri, nel Santuario di Papardura, ad Enna, la solennità dell’Esaltazione della Croce, in dialetto detta “U Siguri i Papardura”. Si sono susseguite, durante il giorno, numerose messe, celebrate dal clero cittadino e alle 18 la celebrazione solenne che è stata presieduta da padre Angelo Lo Presti, parroco della Mater Ecclesiae , alla quale il Santuario afferisce.
Presenti, come di consueto, i contadini, che da secoli amministrano il Santuario, guidati dal depositario , Filippo Valvo. I canti della messa sono stati guidati dalla corale della parrocchia, Mater Ecclesiae, da molti anni seguita dal parroco in persona, che alla musica sacra ha sempre prestato particolare attenzione. Ma non va dimenticato che la Mater Ecclesiae si distingue anche per le opere , poiché è nota per essere la parrocchia di Cristina Fazzi, il noto medico missionario in Zambia. Accanto al parroco, durante l’affollata celebrazione, I diaconi Mimmo Cardaci e Salvatore Orlando. E padre Angelo ha dato la bellissima notizia che sono stati ulteriormente stanziati dall’Unione Europea, attraverso il Pnrr, 170mila euro che serviranno a finanziare l’ulteriore ristrutturazione del Santuario e della Via Crucis che porta al Calvario.
I lavori saranno seguiti dal progettista , l’architetto Sebastiano Fazzi e per ovvi motivi logistici di continuità ,dal precedente depositario che li aveva iniziati, ovvero Santo Calzetta. Altra novità , quest’anno, la presenza della rappresentanza della Confraternita del Santissimo Crocifisso di Pergusa, segno questo di sinergia tra le chiese di Enna.
Durante l’omelia il sacerdote ha pregato per la città di Enna “ che sta diventando una città di soli anziani, svuotandosi sempre più ogni giorno ” E parlando della Croce ha detto: “La croce è un segno strano. il cristianesimo ha scelto come disintintivo un segno di morte , simbolo di un atroce supplizio . Un condannato poteva anche vivere tre giorni, appeso alla croce, patendo sofferenze indicibili. La croce è segno di salvezza che se guardata con fede diventa mezzo di risurrezione”.
“ E Quando guardiamo a questa croce – ha proseguito - dobbiamo pensare al grande amore di Cristo per noi, ma la croce deve ricordare a noi stessi, l’amore nostro verso gli altri: il Signore ci ha dato due spalle , una per portare la nostra croce e una per gli altri soprattutto per I poveri”. Un passaggio importante che deve far pensare, il sacerdote ha fatto sull’attenzione che non viene prestata verso gli immigrati che muoiono nel Mediterraneo : “Nessuno se ne frega; sono neri, vengono a romperci le scatole, vengono a toglierci il lavoro; quando muoiono nessuno si preoccupa di capire come sono morti in mare. Ma quando in mare, muore un miliardario, come è accaduto di recente , dobbiamo capire come è morto”.
La celebrazione si è conclusa con la benedizione dalla cima del Calvario, ovvero la collinetta dove è situata un’artistica croce . Va ricordato che secondo tradizione, il reliquiario con il quale il sacerdote ha benedetto la città di Enna, conterrebbe un frammento della croce di Cristo portata da Sant’Elena da Gerusalemme a Roma, dopo averla recuperata in seguito ad un furto.
Mario Pagaria
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Celebrata ieri, presso l’omonimo santuario situato in Piazza Indipendenza a Palermo, la festa della Madonna dei Rimedi. Il Santuario, va ricordato, è gestito dai padri Carmelitani Scalzi, che sono guidati da padre Andrea Oddo, già in passato, Commissario di Sicilia degli stessi.
Alla festa, come di consueto, da settant’anni a questa parte, ha partecipato, durante un’affollata celebrazione liturgica vespertina , anche l’Unitalsi, la nota associazione che si occupa di accompagnare gli ammalati a Lourdes ma che non si limita a ciò, perché li segue, durante un intenso programma, tutto l’anno, con svariate attività sia ludiche, sia spirituali. La sottosezione di Palermo, anche quest’anno presente con numerosi soci, molti dei quali in carrozzina, è guidata da Irene Leone, mentre la Sezione Siciliana Occidentale è presieduta da Loredana Picone.
La celebrazione, presieduta da padre Oddo, è stata, anche quest’anno, molto partecipata e si è conclusa con un’agape fraterna. Prossima tappa per l’Unitalsi è, il pellegrinaggio nazionale a Lourdes dal 23 al 27 di questo mese , che vedrà numerosi iscritti recarsi presso il noto Santuario ai piedi dei Pirenei, dove la Vergine Santa si è manifestata a Santa Bernadette e dove sono stati riconosciuti dalla Chiesa, anche attraverso apposite commissioni scientifiche, 70 miracoli, consistenti in guarigioni inspiegabili.
L’Unitalsi, va ricordato, fu fondata nel 1903 da Giovanni Battista Tomassi, malato, che si era recato a Lourdes con una rivoltella, per compiervi l’estremo ed eclatante gesto del suicidio, non accettando il suo stato. Una volta giunto ai piedi di Maria, l’uomo, benché non ebbe il miracolo della guarigione, ebbe quello dello spirito, consistente nell’accettazione del suo stato, quindi in un cambiamento radicale del suo modo di pensare che lo indusse a prodigarsi nella fondazione dell’Unitalsi, la quale, ormai da 121 anni dà la possibilità, attraverso i famosi “treni bianchi”, a tanti ammalati, di potersi recare a Lourdes ed affidarsi a Cristo per intercessione di Maria.E da Lourdes si ritorna se non guariti nel corpo, cambiati nello spirito. È questo il vero miracolo. È questo il vero mistero dell’infinità misericordia di Dio che si realizza per mano della Madonna.
Mario Pagaria
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Inizieranno il prossimo 11 settembre le celebrazioni in onore di Maria S.S Addolorata ad Enna e i festeggiamenti per i 150 anni della Confraternita. Mercoledì prossimo presso la storica Chiesa al termine della recita della Coroncina si terrà la consegna del premio "Umberto Tornabene per la vita Confraternale. Premio che vuole ricordare la figura di Umberto Tornabene per decenni Rettore della Confraternita nonchè Presidente del Collegio dei Rettori. Sabato 14 Settembre presso la Chiesa di S.Marco alle ore 20,00si terrà la Messa solenne che sarà trasmessa in diretta sul canale TV 2000, funzione che aprira i festeggiamenti per i 150 anni di fondazione della Confraternita. Domenica 15 giorno della festa in mattinata si terrà alle ore 10,00 la messa con la cerimonia di professione dei nuovi Confrati, mentre in serata alle ore 20,00 la Messa solenne sarà celebrata sul sagrato della chiesa. Le funzioni saranno officiate da Mons Vincenzo Murgano e saranno animate dalla corale "Stabat Mater.
Massimo Colajanni
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Palermo, una città che ancora soffre; una città ancora piagata dalle stragi del 92, che hanno lasciato il segno, dal barbaro assassinio, il 15 settembre 1993, di don Pino Puglisi, risorto alla beatitudine dei santi. Ma Palermo è una città che ancora prega e spera, affidandosi alla sua Patrona, la grande Rosalia:” Una voce l’amato mio viene saltando per I monti…” Lo recita il Cantico dei Cantici.
È un grido di speranza. La speranza in un Dio che non promette gioia su questa terra ma che assicura a chi ci crede, la gioia dell’eternità: “Di te o Dio ha sete l’anima mia, il tuo amore vale più della vita…nel tuo nome alzerò le mie mani…”. E così, anche quest’anno, alla presenza delle autorità civili e militari, di una folta folla di popolo, nel mezzo del quale anche alcuni malati in carrozzina, l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha celebrato il solenne pontificale in onore di Santa Rosalia, nel quattrocentesimo anniversario del ritrovamento del suo corpo.
“Saluto con grande affetto questa Santa assemblea nella sua variegata composizione”, ha esordito l’arcivescovo, riferendosi ai numerosi sacerdoti e diaconi presenti ed in particolare agli Orionini che amministrano il santuario di Monte Pellegrino. “È bello, ammirare da qui sopra fino al mare questo squarcio meraviglioso” E come fare a non ricordare che Goethe definí quel luogo “il più bello del mondo”. Il vescovo, riprendendo la svista di un devoto, che in una lettera inviatagli ha definito erroneamente Rosalia una martire, mentre la Santa è un’anacoreta, ovvero un’eremita, ha voluto, ugualmente, definirla una martire, poiché ella ha donato , totalmente ed incondizionatamente la sua vita a Dio. “ Voi tutti insieme sentitevi destinatari di quello che è stato il frutto della contemplazione della Parola di Dio in Santa Rosalia”.
Lorefice ha sottolineato come l’anno giubilare del quattrocentesimo debba significare per Palermo una rinascita morale e civile per mezzo della Santuzza. “Un anno giubilare è tempo opportuno di trasformazione della nostra vita” . Tutto parte da Dio e va verso l’uomo e dall’uomo stesso deve tornare a Dio: “Prendersi cura di sé, aver cura dell’uomo nascosto nel cuore, quindi prendersi cura del prossimo, ed è così che ci si prende cura del rapporto con Dio e ci si prende cura di Dio”. E non ha mancato, il presule, di sottolineare la secolarizzazione dell’occidente: “L’Occidente ha scelto di vivere come se Dio non ci fosse”.
Poi rivolgendosi ai futuri preti ha detto loro di riflettere bene sulla loro vocazione: “Non abbiamo bisogno di preti che non ci raccontano il volto di Dio”. E ancora, rivolgendosi alla città: “Dobbiamo essere tutti liberi dai falsi dei che oggi ci schiavizzano. Noi tutti conosciamo le ferite della nostra città, troppe sofferenze, l’eliminazione di uomini giusti per mano mafiosa, le vite illuse dei nostri figli con le nuove droghe, linguaggi avvelenati dall’odio, una città che non riesce a far fronte all’emergenza rifiuti e giovani che vanno via per cercare lavoro .” Poi ha parlato del Mediterraneo, trasformato in un grande cimitero. “Rosalia ci chiede di cambiare e avere una fede cristoforme. Ha concluso ringraziando tutti coloro che hanno reso possibile questo anno giubilare e chiedendo a Santa Rosalia di intercedere per tutti.
Mario Pagaria
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Guidato spiritualmente da monsignor Pietro Spina e logisticamente da Giuseppe Di Maggio, si è svolto anche quest’anno il pellegrinaggio a Medjugorje, in Bosnia Herzegovina, organizzato dalla parrocchia San Giovanni Battista in Enna, il cui parroco, va ricordato, è don Giacomo Zangara. E così, dal 14 al 21 agosto 35 persone provenienti da varie realtà parrocchiali e gruppi ecclesiali di Enna, Catania e Siracusa, hanno compiuto insieme questo cammino penitenziale, alla scoperta di Maria, Madre di Dio, la quale è, non bisogna mai dimenticarlo, colei che guida gli uomini verso il suo Figlio Gesù.
Si è trattato del tredicesimo pellegrinaggio organizzato da padre Spina e Peppe Di Maggio. Il decano dei sacerdoti ennesi, nonostante gli acciacchi possiede ancora tanta lucidità da far invidia ad un ventenne, ma ciò che colpisce nel sacerdote è la sua profonda umiltà e la sua devozione mariana ed è così che si esprime a proposito delle presunte apparizioni di MedjugorJe (la Chiesa non le ha ancora riconosciute), alle quali lui crede fortemente: “Medjugorje è il luogo che la Madonna ha scelto per esortare l’umanità a salvarsi. Lei vuole la salvezza degli uomini e per questo continua a venire e ripetere i suoi messaggi che, apparentemente sembrano sempre uguali ma che in realtà ripetono continuamente l’invito alla preghiera e soprattutto alla conversione, per chi lo desidera. La Chiesa – prosegue il sacerdote – ha ancora delle posizioni non molto chiare, tuttavia ciò non suscita meraviglia poiché l’evento è ancora in corso”.
Ma non bisogna dimenticare che il Papa segue con molta attenzione il fenomeno Medjugorje, attorno al quale non si può negare, si sono anche sviluppati molti fanatismi, e per questo il Pontefice, non ha mancato di redarguire gli artefici di tali enfatizzazioni, poiché, non va dimenticato che, innanzitutto, Cristo, si manifesta in una “brezza leggera” e non nel “terremoto” o nel “fuoco”.
E così il Santo Padre ha mandato a supervisionare sulle presunte apparizioni un vescovo di sua fiducia, Aldo Cavalli, in maniera tale che il prelato possa relazionarlo sugli eventi del luogo. “Il cambiamento di vita, le conversioni di tanta gente – conclude Pietro Spina – le innumerevoli grazie e le conversioni che avvengono in quel luogo, parlano da sé. Sono venuto per la prima volta in questo luogo nel 1985 e ho già visto molte conversioni”.
Ciascun pellegrino ha una sua storia, un dramma, un ringraziamento, una lode da porgere al Signore, attraverso la sua Santa madre. Molti vengono con tanta speranza e molti con dubbi e perplessità e tornano convertiti. Molti non si confessano da decenni ma giunti in quel luogo avvertono il bisogno di farlo e alla fine testimoniano di aver trovato tanta pace. Importanti le affollate adorazioni eucaristiche le quali dimostrano che tutto avviene in funzione del Cristo.
Un pellegrino di Enna, Francesco Gervasi, così testimonia: “Amo venire a Medjugorje perché secondo me qui vi è uno squarcio di Paradiso sulla Terra. E questa è una terra baciata dal Signore dove si verificano tante grazie per mezzo della nostra Mamma Celeste. Sono grazie nel corpo e nello spirito. E’ fondamentale recarsi in estate in luoghi di villeggiatura per far riposare il corpo, ma diventa determinante, anzi assolutamente necessario, venire in questi luoghi per far riposare lo spirito”.
Per la guida, Giuseppe Di Maggio, anche ministrante e direttore di un coro della parrocchia San Giovanni, “Medjugorje è un luogo che non passa, è un luogo dove Maria si manifesta, ci incontra e ci sostiene nel nostro cammino di vita. Se il Figlio mi continuerà a chiamare attraverso la sua Santa Madre e avrò salute, continuerò a svolgere questo servizio”.
E tutti insieme, chi a piedi nudi, chi sorreggendosi ad un fratello chi ad un bastone, si sono sottoposti sotto un caldo torrido alla salita sul monte delle Apparizioni e sul Monte della Via Crucis. E per finire, all’aeroporto di Mostar sulla via del ritorno, una pellegrina, Liliana Greca, commossa, ci dice: “Come ogni anno, qui lasciamo un pezzo del nostro cuore, qui lasciamo un pezzo di Cielo, ma il nostro cuore e il nostro Cielo dobbiamo ritrovarli e testimoniarli gridando il nome di Gesù e Maria ogni giorno, nelle nostre occupazioni”.
Mario Pagaria
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