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Priolo (SR) - Chimica di Base a Rischio: sindacati in mobilitazione contro il piano di dismissione
La chiusura della chimica di base in Italia potrebbe avere effetti devastanti sull'industria nazionale e sull'occupazione, con un impatto diretto e indiretto su oltre 20.000 lavoratori. Dopo Ferrara e Brindisi, la Cgil e le categorie interessate hanno tenuto un nuovo incontro a Priolo per ribadire la loro opposizione a un piano definito “sbagliato per la chimica, per il lavoro e per il Paese”.
Il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, ha denunciato la scelta come “miope e scellerata”, sottolineando il rischio di compromettere l'intero sistema industriale italiano. Il sindacato chiede al Governo di intervenire e convocare un tavolo ministeriale per affrontare la vertenza nel suo complesso.
In Sicilia, il piano di Eni potrebbe portare alla perdita di quasi 2.000 posti di lavoro tra diretto e indotto nelle province di Siracusa e Ragusa, con un effetto domino su interi settori produttivi. Secondo Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia, “è assurdo che il Governo nazionale e quello regionale restino a guardare di fronte a una decisione che minaccia migliaia di lavoratori e il tessuto industriale dell'isola”.
Sindacati denunciano l'assenza di un piano concreto di reindustrializzazione e chiedono investimenti per il rilancio del settore. Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil, ha ribadito la necessità di difendere la produzione di etilene e propilene, dichiarando che “non possiamo essere complici di una dismissione che metterebbe in ginocchio l'intera industria”.
Anche la Fiom è pronta a dare battaglia per i 4.500 metalmeccanici coinvolti, come ha sottolineato Barbara Tibaldi: “La Sicilia non può diventare un'altra cattedrale nel deserto”.
Il segretario della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, ha rilanciato la richiesta di un piano industriale con investimenti mirati: “Se nemmeno un'azienda di Stato come Eni investe, come possiamo chiedere ad altri di farlo?”.
Sindacati, lavoratori e forze politiche chiedono al Governo di assumere un ruolo di guida per evitare il collasso dell'industria chimica italiana e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
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