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- Categoria: Scuola
Istruzione e Formazione - I Bisogni Educativi Speciali
La tutela delle fasce più deboli della società è un tema particolarmente sentito da ogni istituzione. Una società può dirsi evoluta se vi è un'apertura al progresso e al cambiamento e la stessa può ritenersi civile, nel mero senso del termine, se l'apertura e il progresso di cui sopra non vengono negati a nessun individuo che ne faccia parte.
L'educazione è uno dei mezzi più importanti per la creazione di una società che sia virtuosa e rispettosa di ogni sua parte; di conseguenza, l'accesso al sistema educativo è cruciale per lo sviluppo psicologico, sociale e fisico di ogni membro di essa.
Nel 1948, la Costituzione Italiana sancì, negli Articoli 3, 34 e 38, il diritto allo studio per tutti, ma solo nel 1977 venne posta più attenzione ai particolari bisogni di individui con disabilità e alla loro integrazione negli ambienti educativi: la legge 517/1977, che diede avvio al processo di integrazione scolastica, introdusse una maggiore flessibilità della programmazione educativa, grazie a interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni e a attività scolastiche di gruppo volte all'integrazione di gruppi di studenti o di intere classi. Seguirono, più recentemente, ulteriori normative di importante rilevanza, a proposito di integrazione scolastica: la legge 104/1992 (per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), la legge 170/2010 (che ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento, DSA), il decreto ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011 e la direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 che, nell'ambito dell’inclusione, introduce il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES).
Storicamente la nozione di “bisogni educativi speciali” compare per la prima volta in Inghilterra nel rapporto Warnock del 1978 (the Warnock Report Special Education Needs, Report of the Committee of Enquiry into the Education of Handicapped Children and Young People). L'utilizzo di una nuova terminologia mirava all'abolizione del termine “handicap” e sottolineava la necessità di un rinnovamento in ambito pedagogico.
I BES, Bisogni Educativi Speciali, sono “i bisogni di tutti quegli alunni dotati di particolarità che impediscono loro il normale apprendimento e richiedono interventi individualizzati” (AA.VV. Bisogni Educativi Speciali. Guida alla Normativa, RCS Libri S.p.A., 2013, p.8).
I BES possono derivare da svariate condizioni, quali ad esempio:
- svantaggio e deprivazione sociale, riferito ad alunni cresciuti in situazioni familiari/sociali povere, marginali, in contesti degradati con poche occasioni formali e informali di apprendimento;
- diversità etniche e culturali (figli di immigrati, profughi, rifugiati con lingua, cultura e religione diversa);
- difficoltà familiari (bambini che vivono in famiglie difficili, in cui sono presenti fenomeni d’abuso, maltrattamento, violenza);
- difficoltà psicologiche, come basso livello di autostima, stati d’ansia, scarso autocontrollo e scarsa tolleranza alle frustrazioni, bassa motivazione intrinseca, assenza di interessi;
- difficoltà d’apprendimento, ambiente socioculturale, caratteristiche del soggetto, date da fattori di tipo emotivo e emozionale che possono creare difficoltà e disagio;
- difficoltà relazionali, aggressività o chiusura, difficoltà del linguaggio, disagio, ritardi psicomotori, scarsa autostima, disturbi dell’attenzione e ipercinesia.
Dei Bisogni Educativi Speciali (BES) fanno parte i DSA, i Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Nonostante le due sigle vengano erroneamente usate come sinonimi, BES e DSA sono in realtà due concetti differenti.
Possiamo considerare i BES come una macrocategoria che include una molteplicità di possibili difficoltà che i bambini possono avere nell’età evolutiva, tali da richiedere speciali attenzioni pedagogiche; I DSA sono invece specifici disturbi di origine neurobiologica e rientrano tra i BES; ne costituiscono, quindi, una sottocategoria.
Il diritto alla personalizzazione dell'apprendimento si estende dunque a tutti gli studenti in difficoltà e una volta individuato l'alunno con BES, i Consigli di Classe e un team di docenti sono chiamati a stilare un Piano Didattico Personalizzato o PDP (successivamente firmato dal Dirigente Scolastico, dai docenti e dalle famiglie), che consenta il raggiungimento del successo formativo.
Giovanna Garlisi
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