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- Categoria: Scuola
Stop ai cellulari a scuola: la Sicilia era già un passo avanti. Gilistro (M5S): “Ora il Parlamento faccia la sua parte”
Palermo - La recente circolare del Ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che a partire da settembre vieterà l’uso dei cellulari anche nelle scuole superiori, conferma una tendenza sempre più condivisa: serve proteggere bambini e adolescenti dall’abuso degli strumenti digitali. E in questo, la Sicilia si dimostra ancora una volta all'avanguardia.
“È la prova che ci avevamo visto giusto – dichiara Carlo Gilistro, deputato regionale del M5S e pediatra –. La Sicilia è stata pioniera nel mettere un freno all’uso precoce e smodato della tecnologia, approvando a febbraio all’unanimità una legge voto che limita drasticamente l’uso dei dispositivi digitali in età preadolescenziale e li vieta totalmente fino ai 5 anni di età. Ora tocca al Parlamento nazionale rendere questa norma effettiva”.
La legge, recentemente trasmessa a Roma, prevede un divieto assoluto dell’uso di dispositivi funzionanti con onde a radiofrequenza e videogiochi nei primi cinque anni di vita, e un uso solo limitato e supervisionato dai sei anni in su. Inoltre, vieta l’utilizzo di dispositivi elettronici durante le ore didattiche anche nelle scuole medie e superiori. Non solo divieti, ma anche prevenzione: la norma prevede campagne di sensibilizzazione, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione, rivolte a genitori e insegnanti per informarli sui potenziali rischi dell’uso precoce e scorretto delle tecnologie digitali.
“Studi recenti ci dicono che il 30% dei genitori usa lo smartphone per calmare i propri figli già nel primo anno di vita – avverte Gilistro –. E otto bambini su dieci, tra i tre e i cinque anni, sanno già usare il cellulare dei genitori. Ma se i genitori sapessero davvero a cosa li stanno esponendo, ci penserebbero due volte prima di mettergli in mano uno schermo”.
Il deputato M5S, che da pediatra osserva da vicino gli effetti di questi comportamenti, elenca una lunga serie di rischi: ritardo nello sviluppo del linguaggio, alterazioni dell’umore, crisi di panico, scoppi di rabbia, disturbi del sonno, tachicardia e una progressiva perdita delle capacità relazionali.
“Non si tratta di demonizzare la tecnologia – conclude –. È fondamentale, ma solo se usata bene e all’età giusta. In caso contrario, può diventare un vero e proprio attentato alla salute psicofisica dei bambini”. L’auspicio è che il Parlamento nazionale raccolga l’appello della Sicilia, trasformando questa proposta in una legge dello Stato. Perché proteggere i più piccoli non è una battaglia ideologica, ma una priorità sociale e sanitaria.
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