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Roma - Professionisti stranieri nella sanità: un appello all’Europa per giustizia, non discriminazione
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Roma - Professionisti stranieri nella sanità: un appello all’Europa per giustizia, non discriminazione
Le organizzazioni AMSI, UMEM, AISC NEWS e Uniti per Unire lanciano un appello forte all’Italia e all’Unione Europea per una sanità più giusta e inclusiva. L’allarme è scattato dopo che la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro 14 Paesi, tra cui l’Italia, per non aver attuato correttamente la direttiva comunitaria sul riconoscimento dei titoli degli infermieri romeni diplomati prima del 2007. “Non si può colpire indiscriminatamente chi è già formato, integrato e lavora con competenza nel nostro sistema”, afferma Aodi.
I numeri parlano chiaro: al 30 aprile 2025, in Italia operano circa 43.600 infermieri stranieri, di cui oltre 12.000 romeni. Ma più di 11.000 professionisti formati all’estero non riescono a lavorare nel SSN, ostacolati da burocrazia, costi e sfiducia. Il 25% ha subito un rigetto formale, il 75% ha rinunciato a presentare domanda. “Serve equilibrio – prosegue Aodi – non possiamo respingere chi può contribuire a superare una delle peggiori crisi di personale sanitario della storia italiana. La mancanza di visione politica ci ha portato a questo punto, e ora ne paghiamo il prezzo.” Mentre Paesi come Irlanda (52%), Regno Unito (34%) e Svizzera (30–35%) accolgono un’alta percentuale di sanitari formati all’estero, l’Italia resta ferma. Eppure, la media europea è cresciuta dall’5% del 2011 all’11% attuale.
La direttiva UE prevede procedure semplificate per gli infermieri romeni diplomati prima del 2007, ma l’Italia – come altri Stati – non ha ancora attivato meccanismi adeguati. La Commissione ha dato due mesi di tempo per mettersi in regola, pena il deferimento alla Corte di Giustizia europea. “Non chiediamo scorciatoie, ma giustizia e rispetto”, ribadisce Aodi. “Premiare la preparazione, la dedizione e l’integrazione è una scelta di civiltà. Se non lo facciamo ora, domani ne pagheremo le conseguenze in efficienza, sicurezza e coesione sociale.” Aodi ha voluto infine ringraziare la FNOPI e la presidente Barbara Mangiacavalli per la collaborazione attiva nel difendere i diritti degli infermieri in Italia. Un fronte comune, quello tra istituzioni e movimenti come AMSI, UMEM e Uniti per Unire, che può davvero fare la differenza.
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