Si è spento la notte scorsa, dopo una lunga malattia, Placido Rizzotto, nipote omonimo, del sindacalista ucciso dalla mafia.
Aveva 73 anni: attivista instancabile, si è sempre battuto, impiegando decenni, per ritrovare i resti dello zio, ucciso a colpi pistola dalla mafia il 10 marzo del 1948 e gettato in un pozzo a 34 anni.
I resti dello zio furono ritrovati in parte dall’allora capitano Carlo Alberto dalla Chiesa nella foiba di Rocca Busambra. In un primo tempo il tribunale aveva negato che quelli fossero i resti di Rizzotto, negando la consegna ai familiari. Il 9 marzo 2012 l’esame del Dna, comparato con quello estratto dal padre Carmelo, morto da tempo e riesumato allo scopo, ha confermato che i resti trovati il 7 luglio 2009, dopo una lunga e difficile indagine condotta dalla polizia di Stato di Corleone, appartenevano a Rizzotto.
I resti furono recuperati da personale specializzato per interventi speleologici del comando provinciale vigili del fuoco di Palermo. Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei ministri decise di eseguire i funerali di Stato celebrati il 24 maggio del 2012 a 64 anni dalla sua morte, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Mio fratello Placido è volato in cielo” è così, che Angelo Rizzotto, fratello del sindacalista, annuncia la dipartita ricordando il suo incessante impegno per promuovere condizioni di lavoro dignitose e giuste, sostenendo le istanze di chi ogni giorno si impegna per costruire un futuro migliore.
La notizia della sua scomparsa ha suscitato un’ondata di commozione nel mondo sindacale e tra coloro che lo conoscevano.