La questione della gestione dei centri di incontro per anziani torna al centro del dibattito locale. In particolare, si solleva un nodo cruciale: chi gestisce questi centri e a quali obblighi deve sottostare? Se sono guidati da associazioni, queste devono essere iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (Runts)? Secondo alcuni sì, secondo altri no.

Ma nel frattempo, si hannop nitizie di situazioni che nulla hanno a che vedere con i principi di equità e inclusione che dovrebbero animare ogni spazio pubblico. In un centro per anziani di Enna, finanziato con fondi comunali, si sarebbero verificate gravi discriminazioni nei confronti di alcuni soci, esclusi dalle attività ludiche e marginalizzati all’interno dello stesso ambiente che dovrebbe favorire la socializzazione e il benessere. Un fatto inaccettabile per una società che si definisce civile e per uno spazio che nasce con finalità sociali.

Questa emarginazione non sarebbe un episodio isolato, ma pare essere l’effetto collaterale di conflitti interni tra le associazioni che si contendono la gestione dei centri. Un’anomalia che evidenzia un modello gestionale privatistico e poco trasparente di luoghi pubblici destinati al benessere degli anziani.

È quindi doveroso che il Comune di Enna e l’Assessorato ai Servizi Sociali, guidato da Francesco Comito, intervengano al più presto per ripristinare regole chiare e tutelare la dignità dei cittadini anziani.

La normativa è chiara: se un’associazione si definisce Ente del Terzo Settore (ETS) o Associazione di Promozione Sociale (APS) e intende gestire spazi pubblici, deve essere iscritta al Runts, come previsto dal Codice del Terzo Settore. Non farlo espone a sanzioni, come previsto dall’articolo 91 dello stesso Codice. È ora che il Comune faccia chiarezza: la trasparenza e il rispetto delle regole non sono opzionali, soprattutto quando in gioco ci sono fondi pubblici e diritti delle persone più fragili.