C’è un confine sottile tra dentro e fuori. A raccontarlo, con poesia e profondità, è la mostra “In tutti i sensi” di Paolo Andolina, allestita presso il Garage Arts Platform di Enna e visitabile fino all’1 giugno 2025 durante le aperture del centro o su appuntamento (scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o contattando l’associazione sui social). La mostra nasce da un lavoro fotografico lungo decenni, realizzato da Andolina all’interno delle case circondariali, in dialogo diretto con detenuti e detenute.

Ne emerge un racconto visivo potente e disarmante, fatto di sguardi, silenzi, oggetti quotidiani e gesti che parlano di resistenza, identità, creatività. Non c’è giudizio, solo ascolto. Le immagini restituiscono, con delicatezza, la forza e la fragilità di chi vive la condizione detentiva, narrando storie di attese, di speranze, del bisogno di bellezza e della capacità di reinvenzione che si manifesta persino nei luoghi più spogli.

Ma “In tutti i sensi” è anche un progetto di partecipazione attiva e inclusione. A prenderne parte sono stati i ragazzi della Fattoria Sociale Montika di Enna, centro di promozione sociale che accoglie quotidianamente utenti psichiatrici. Il loro coinvolgimento, attraverso lo studio e la realizzazione di una performance, ha rappresentato un’esperienza formativa ed emotivamente intensa. È in questa condivisione concreta che la mostra si trasforma in un esercizio autentico di abbattimento delle barriere: sociali, culturali, psicologiche.

Gli utenti del centro hanno dato voce — in modo sensibile e diretto — a chi vive la prigione, riavvicinando il pubblico alla dimensione umana del carcere. Hanno interpretato emozioni, pensieri, riti quotidiani che spesso restano sepolti dietro le mura. L'inclusione è diventata così pratica viva, capace di parlare a chi guarda, senza filtri né sovrastrutture.

Nel reportage di Andolina si incontrano volti e storie di uomini e donne provenienti da ogni parte del mondo: africani, albanesi, curdi, indiani, francesi, e anche paesani. In ogni immagine, la detenzione non è mai ridotta a semplice punizione, ma si fa specchio di una umanità esasperata, viva, spesso dimenticata. “In tutti i sensi” è un titolo che invita a guardare, ascoltare, sentire davvero. Con empatia. Con rispetto. Con tutti i sensi.