Con l’estate alle porte, la tensione nei pronto soccorso italiani torna a salire. L’ultimo caso, in Trentino, prevede la presenza fissa di guardie giurate al fianco del personale sanitario. Una misura che, secondo il segretario nazionale del Coina, Marco Ceccarelli, è solo un palliativo e non fermerà né la rabbia né le aggressioni. Il problema, secondo il sindacalista, è strutturale con personale insufficiente, corsie congestionate e medicina territoriale assente. 
Ceccarelli sottolinea come il rapporto pazienti-infermieri abbia superato in molte realtà il limite raccomandato dall’OMS (6 a 1), arrivando anche a 15 pazienti per singolo infermiere nei mesi estivi. Il risultato è un sistema sotto pressione, con ricadute gravi sul benessere degli operatori e sulla qualità dell’assistenza. “Burnout, ritardi, esasperazione: così il legame umano con i pazienti si spezza”. 
La radice del problema, denuncia, è nell’assenza di una vera organizzazione. “Le aggressioni non sono casuali: sono la conseguenza diretta di un sistema lasciato marcire. Il PNRR è in ritardo, le Case di comunità sono poche, e senza un’alternativa valida, tutto si riversa sugli ospedali”. 
Il Coina chiede un cambio di passo, soprattutto in vista dell’estate, periodo critico per ferie e carenze di organico. “Non servono divise, serve una strategia. Assunzioni, formazione, turni sostenibili e una rete territoriale efficace. Finora, la politica ha fallito. E ora ne paghiamo tutti il prezzo”.