-
Palermo - Tajani riconfermato vicepresidente del PPE: le congratulazioni di Caruso e Lombardo
-
Gate4Innovation: la rivoluzione digitale parte da Enna! Confartigianato lancia un servizio gratuito per le Imprese del Territorio
-
Palermo: il Truck del Lavoro fa tappa in città con selezioni, orientamento e un dibattito sul precariato
-
Enna - 1° Maggio di Festa all’ASP: stabilizzati 66 lavoratori
-
Valguarnera celebra la Giornata della Terra a Villa Lomonaco
-
Elezioni provinciali di secondo livello.......elezioni della discordia.
-
Noto (Sr) - Convegno su "“Musica, cultura, territorio. Il ruolo delle istituzioni musicali nella formazione del pubblico”.
- Dettagli
- Categoria: Cultura Arte Beni Culturali
La leggenda delle Teste di Moro siciliane: tra passione e gelosia
Le Teste di Moro, vasi ornamentali in ceramica dipinti a mano, rappresentano oggi uno dei simboli della tradizione artistica della Sicilia. Raffigurano il volto di un uomo e di una donna con corona e turbante, ricoperti di gioielli e ornamenti: un tripudio di forme e colori che richiamano la tradizione siciliana e che esercitano un certo fascino sugli occhi di chi le guarda.
Come ogni tradizione che si rispetti, anche quella delle teste di moro è legata ad un'antica leggenda, che affonda le sue radici nell'anno 1000, durante la dominazione dei Mori in Sicilia. Si narra che a Palermo, nel quartiere arabo Kalsa, vivesse una giovane e bella fanciulla dedita alla cura delle sue piante. Un giorno, affacciata al suo florido balcone, venne notata da un affascinante Moro che, invaghitosi di lei, le dichiarò il suo amore.
La giovane ricambiò il sentimento, ma scoprì poco dopo che l'uomo di cui si era innamorata doveva far ritorno in Oriente, dove lo attendevano moglie e figli. In preda all'ira e alla gelosia, la giovane siciliana uccise il Moro durante il sonno e, dopo aver tagliato la sua testa, vi creò un vaso piantando al suo interno del basilico, di cui si prese cura giorno per giorno.
Colpite dalla bellezza e dall'originalità del “vaso”, le vicine cominciarono a realizzare vasi in terracotta simili a quello della ragazza, diffondendo così l'uso delle Teste di Moro.
Giovanna Garlisi