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Palermo - Fondi strutturali europei, Sicilia fanalino di coda: solo l’1,19% della spesa effettiva. L’allarme della Uil
Sicilia ancora fanalino di coda nell'utilizzo dei Fondi strutturali europei. A denunciarlo è la Uil attraverso uno studio accurato sull’attuazione delle politiche di coesione europee, dal quale emergono dati preoccupanti: l’Isola ha raggiunto appena l’1,19% di spesa effettiva dei Programmi regionali, un valore ben al di sotto della media nazionale, già bassa, del 5%. Per confronto, la Liguria sfiora il 18,5%.
A lanciare l’allarme è Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia, che definisce questi numeri «motivo di tristezza e allarme», sottolineando come ogni euro non speso rappresenti un’occasione persa per combattere disoccupazione, disuguaglianze e mancanza di servizi. A tre anni dall'avvio della nuova programmazione 2021–2027, la Sicilia è riuscita a impegnare solo il 5,58% delle risorse disponibili, contro una media nazionale del 17,97%. Lionti non cerca capri espiatori, ma pretende chiarezza: “Qualche spiegazione è dovuta alle persone di questa terra che continuano a soffrire di opportunità negate”.
L'appello è a un confronto costruttivo, affinché ogni euro disponibile venga speso per lo sviluppo reale e tangibile della Sicilia entro il 2027. A fare eco è la segretaria confederale Ivana Veronese, che nel Rapporto nazionale ribadisce l'urgenza di accelerare i processi, garantendo qualità, rapidità e addizionalità della spesa.
Il pericolo, avverte, è che l’inerzia attuativa diventi un pretesto per deviare risorse verso altri programmi, come ReArm Europe, invece di rafforzare la coesione interna e sostenere i territori più fragili. Nel contesto economico e geopolitico attuale, ogni strumento utile alla crescita va ottimizzato. La mancata capacità di spesa non è solo un problema tecnico, ma un fallimento politico che rischia di acuire divari storici tra Nord e Sud.
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