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Roma - L’AISI lancia l’allarme: “La sanità privata rischia di implodere”
L’AISI – Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti – ha lanciato un accorato appello alle istituzioni: il sistema della sanità privata italiana, accreditata e non, è vicino al collasso. Tariffe ferme da anni, costi energetici e tecnologici alle stelle, ristori insufficienti, e ora anche il peso dell’adeguamento al Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. “Cliniche, laboratori, centri diagnostici operano ogni giorno in perdita per garantire servizi essenziali al cittadino.
Ma non possono continuare a farlo senza che lo Stato riconosca il reale costo del servizio sanitario erogato”, dichiara Karin Saccomanno, presidente di AISI. Il cuore del problema, secondo l’associazione, è l’assenza di aggiornamenti del Nomenclatore Tariffario, che non riflette né le nuove prestazioni sanitarie né i costi gestionali sostenuti oggi dalle strutture, come quelli legati all’utilizzo quotidiano di tecnologie avanzate: TAC, risonanze magnetiche, ecografi di ultima generazione.
“È una crisi silenziosa ma gravissima”, aggiunge Giovanni Onesti, direttore generale di AISI. “Strutture che assorbono le liste d’attesa del pubblico e fanno prevenzione oncologica, cardiologica e metabolica sono oggi in perdita. Perché? Perché il sistema di rimborsi è ancorato a un passato che non esiste più”. La crisi non riguarda solo le strutture convenzionate col SSN, ma anche quelle non accreditate, che pure svolgono un ruolo fondamentale nel garantire prestazioni sanitarie ai cittadini, contribuendo a decongestionare la sanità pubblica. A peggiorare la situazione è il nuovo obbligo di adeguamento al Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 (FSE 2.0), che impone onerosi investimenti tecnologici, aggiornamenti software, formazione del personale e nuove procedure operative.
Anche se sono previsti contributi a fondo perduto, le risorse disponibili sono scarse e inadeguate rispetto al fabbisogno reale del settore. Le richieste di AISI al Governo e alle Regioni: Indicizzazione delle tariffe al reale costo di erogazione dei servizi; Aggiornamento del Nomenclatore alle tecnologie effettivamente in uso; Certezza nei pagamenti da parte delle Regioni; Riconoscimento strategico del ruolo della sanità privata nel sistema salute nazionale; Sostegno economico concreto e tempestivo per l’adeguamento al FSE 2.0. “Non possiamo permettere che il cittadino sia la prima vittima di un sistema che non si aggiorna.
La sanità privata non è un lusso, è parte integrante della salute pubblica. Ma senza strumenti, non può reggere”, conclude Saccomanno. L’appello dell’AISI è chiaro: senza riforme strutturali e un piano di sostegno concreto, la sanità privata italiana rischia di collassare, portando con sé gravi ripercussioni per l’intero sistema sanitario nazionale.
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