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11 donne uccise nel 2025. Sara e Ilaria non sono numeri, sono vite spezzate dall’odio travestito da amore
Questa settimana due ragazze hanno perso la vita per aver rifiutato un ragazzo. Sara, studentessa di scienze infermieristiche a Messina, e Ilaria, studentessa di statistica alla Sapienza di Roma. La prima accoltellata a morte da un collega alla fermata dell’autobus in pieno giorno, la seconda uccisa e abbandonata in un bosco all’interno di una valigia dall’ex fidanzato. Sara e Ilaria, come tutte le altre vittime di femminicidio, non avranno mai più la possibilità di abbracciare i loro cari, di passare momenti indimenticabili con gli amici, di coronare i loro sogni.
“Non tutti gli uomini”, ma comunque degli uomini hanno troncato vita, sogni e ambizioni a due donne e tutto questo per essere stati rifiutati, per non aver saputo rispettare un “no” o un pensiero diverso dal loro. Dovremmo iniziare realmente ad agire nel concreto, necessitiamo tutti una rieducazione sessuale e affettiva per comprendere la reale importanza del RISPETTO RECIPROCO. E bisogna iniziare sin da piccolissimi, per guidare i bambini a riconoscere le proprie emozioni imparando, con schemi adatti, a gestirle al meglio. È necessario smantellare i tabù e partire dalle scuole introducendo l’educazione affettiva e sessuale soprattutto per ragazzi e ragazze nel periodo della pubertà, per prevenire la disinformazione, iniziando a contrastare fenomeni come la violenza di genere e il cyberbullismo.
Queste notizie portano sempre alle donne rimaste a lottare molta angoscia e rabbia, perché abbiamo la consapevolezza che forse alla violenza non ci sarà mai fine. Fin quando la società malata in cui siamo cresciuti vivrà di preconcetti come “se la donna provoca allora merita violenza; se la donna è sola allora è quasi automatico che venga molestata; se la donna è capace deve avere timore di esporsi per paura di essere additata come frivola e, ancora peggio, se la donna è sicura di non volere più un uomo accanto allora merita di morire”, non ci sarà mai fine alla violenza di genere. Dall’inizio del 2025, con i nomi di Sara Campanella e Ilaria Sula, salgono a 11 le donne vittime di femminicidio.
Un dato evidente, ma solo per pochi. Ogni femminicidio è un’offesa alla nostra dignità, è sintomo di un corpo ancora troppo debole, che non riesce a sradicare, in maniera totale e profonda, le sue membra malate, e che prende atto solo momentaneamente delle conseguenze delle sue azioni, ma non fa nulla per evitare che continuino a ripetersi. Uccidere una donna riflette la debolezza di una società che non si evolve, ma resta immobile, si aggrappa a certezze imposte, ma così brutalmente condivise dalla maggioranza. Dal 2006 è attivo il numero Nazionale gratuito antiviolenza 1522, attivo 24 ore su 24, accessibile dall’intero territorio Nazionale, che accoglie le richieste di aiuto da chi subisce molestie, stalking, violenza fisica, psicologica, economica in qualsiasi luogo, pubblico o privato, chiedendo come ultima fase l’intervento delle Forze dell’Ordine.
Abbiate il coraggio di chiedere aiuto, di parlarne con la vostra famiglia, abbiate il coraggio di denunciare la violenza. Anziché chiederci quando ci sarà concesso di vivere davvero, di non condurre un’esistenza attendendo e sperando che domani sia diverso, dobbiamo agire affinché si possa mettere un punto a tutto questo. Eliza, Maria, Jhoanna, Eleonora, Cinzia, Tilde, Sabrina, Laura, Ilaria, Sara, continueremo a lottare per tutte voi, affinché siate le ultime vittime di questa carneficina senza tempo, affinché venga fatto qualcosa di concreto per educare ogni singolo individuo al rispetto dell’altro e affinché si possa definitivamente comprendere che l’amore non è mai violenza.
Sofia e Sveva, membre della Segreteria Comunale GD di Enna
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