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Trump 47° Presidente degli Stati Uniti: l'impatto della sua riconferma e il futuro della democrazia americana
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca come 47° Presidente degli Stati Uniti, dopo aver battuto Kamala Harris, non è solo la conferma di timori già paventati ma una ennesima dimostrazione di come etica e politica sembrino oggi rette parallele destinate a non incontrarsi. La vittoria repubblicana non si ferma alla Presidenza: la Camera dei Rappresentanti e il Senato sono ora entrambi sotto il controllo del partito repubblicano, rafforzando ulteriormente la visione “indemocratica” incarnata da Trump, sostenuta da un alleato potente e altrettanto controverso, Elon Musk. Questo asse tra politica aggressiva, potere economico e tecnologia moderna solleva inevitabilmente interrogativi sul futuro della democrazia, non solo in America ma a livello globale.
Quattro anni fa sembrava che il capitolo Trump fosse chiuso. Invece, il suo ritorno promette la ripresa di un'agenda muscolare: richieste pressanti agli alleati europei di aumentare la spesa per la NATO, sfide strategiche ed economiche alla Cina attraverso nuovi dazi, una politica intransigente sull'immigrazione, accompagnata dalla promessa di nuovi muri al confine con il Messico e di ricacciare indietro milioni di immigrati. Trump sostiene di poter risolvere rapidamente la guerra russo-ucraina, lasciando presagire una “soluzione” che rischia di favorire l’aggressore. Il suo approccio non cooperativo sul cambiamento climatico lascia prevedere anche nella sua seconda amministrazione una replica del disimpegno americano da accordi globali per la tutela ambientale.
All’interno gli Stati Uniti sono sempre più divisi. Neonazisti, estremisti e iperconservatori vedono in Trump un riferimento, accentuando una polarizzazione politica che sembra rendere impossibile ogni dialogo. Il tessuto sociale è lacerato mentre temi come la regolamentazione delle armi, i diritti umani, l’aborto restano questioni incandescenti su cui la seconda amministrazione Trump si allineerà con le fazioni più conservatrici.
Sul piano personale, Trump, con i suoi 78 anni, è il presidente più anziano eletto nella storia degli Stati Uniti. La sua personalità spesso sopra le righe, la sua violenza verbale, le relazioni controverse con collaboratori e figure femminili hanno segnato la sua immagine. Le sue idee talvolta semplicistiche e l’approccio spesso discutibile alle tematiche sociali rischiano di aggravare la deriva di una nazione che ormai a tanti analisti appare in declino: homeless in aumento, violenza e mortalità giovanile dovute alla inarrestabile diffusione delle armi, morti a centinaia di migliaia per le droghe, in particolare per la micidiale droga sintetica Fentanyl.
L’alternativa a Trump? La vice presidente di Biden, mai realmente emersa come figura di leadership, non è riuscita a conquistare il consenso e il carisma che in molti avrebbero sperato. Così il “male minore” rispetto a Trump rappresentato dalla sua candidatura non è stato visto dagli elettori americani come una soluzione concreta.
Alla vigilia del nuovo mandato l’America si trova davanti ad inevitabili incertezze malgrado la completa vittoria del miliardario Trump. Perchè con Trump si riaffaccia il rischio di una leadership per più aspetti fuori controllo, mentre resta da vedere se lo slogan “Make America Great Again” potrà tradursi in una vera ripresa del sogno americano o segnare l’imbocco del viale del tramonto per la democrazia americana. Con tutto quello che significherebbe non solo negli Usa ma nel mondo intero.
Pino Scorciapino
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