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Nicosia ha sete d’acqua, non di colpevoli
Un qualunque osservatore esterno se prova ad attenzionare quello che sta succedendo a Nicosia in questi giorni sarà sicuramente spaesato. Infatti non riuscirebbe a comprendere se si trova nella Nicosia del 2024 o nella Milano dei Promessi Sposi. Chissà, magari le temperature elevate hanno un po’ dato alla testa o forse la mancanza d’acqua non permette un ragionamento razionale, ma sembra quasi che a Nicosia al posto di cercare di risolvere un problema vitale quale quello dell’acqua, tutte le forze si stiano invece incanalando nella ricerca di un colpevole. Un untore.
Chissà, si è forse tornati nelle epoche buie in cui bisognava sacrificare un presunto reo per compiacere gli dei affinché possa cadere della pioggia?
Il gioco al massacro nella spasmodica ricerca di un presunto colpevole papabile vittima sacrificale dimostra come la politica nicosiana, in maniera bipartisan, è totalmente scollegata dai bisogni dei nicosiani. Tranne se adesso, scoprendo questo fantomatico colpevole, improvvisamente da domani tutti avranno abbondanza d’acqua, altrimenti qui si sta in maniera vergognosa guardando il dito e non la Luna.
Che poi, se proprio vogliamo trovare un colpevole, seppur “col senno di poi son piene le fosse” come direbbe Dante, molto più ardito sarebbe trovare un non colpevole in tutta questa vicenda che non nasce certamente ora.
La colpevolezza, infatti, non è solo in una azione attiva, ma anche una inazione passiva. Da 20 anni che esiste Acquaenna, se non adesso perché si è arrivati con le spalle al muro, nessuno (forse qualcosa timidamente) ha alzato la voce sullo sganciare Nicosia da Acquaenna. Da anni che esiste il problema del cambiamento climatico, nessuno, se non adesso che si sta toccando con mano la tragicità di questi eventi, ha provato a creare un piano per contrastare i fenomeni che da qui in avanti si faranno sempre più intensi.
Ma non si vuole, certamente, cadere nella retorica della ricerca spasmodica del colpevole. In questo momento il problema è ben altro, ovvero la mancanza di acqua a Nicosia. Ad un ottantenne interessa forse in questo momento che dal rubinetto esca acqua o che sappia chi ha “svenduto” (che poi facile fare slogan) negli anni passati l’acqua?
Primum vivere, deinde philosophari, dicevano i latini. Prima si risolvi il problema dell’acqua. Poi se c’è tempo si pensi ad individuare un presunto colpevole, sempre ammesso che esista contestualizzando anche le circostanze che hanno portato ai tempi nel fare certe scelte.
La classe politica nicosiana, in maniera bipartisan, saprà risolvere questo problema? O forse il fatto che la dialettica politica si sta spostando su altri piani è, ahinoi, una palese dimostrazione che non vi è una politica all’altezza, in una moderna Maria Antonietta che risponde al popolo assetato “che beva il sangue”?
Alain Calò
Foto: https://www.galileonet.it/intero-laboratorio-analisi-goccia/
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