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- Categoria: Riceviamo e Pubblichiamo
La Sicilia è in autonomia differenziata dal 1946 e nessuno se ne sarebbe accorto, il tutto a favore dei “gabellieri” romani
Con il via libera alla Camera del DdL Calderoli si concretizza il contenuto del Titolo V della Costituzione repubblicana modificato su proposta delle forze di centro sinistra che al tempo governavano il Paese. Da oggi l’Italia avrà una nuova conformazione politica fortemente voluta e attuata - dopo anni di battaglie - dalla Lega e dagli alleati di centro destra.
A tal proposito e per quanto ci riguarda, l’acceso dibattito sull’Autonomia differenziata, aprendo un focus esclusivamente sulla Sicilia, mostra ferite non rimarginate rispetto all’inattuata autonomia, fin dal 15 maggio 1946, “…Questo porta a concludere che la Sicilia versa un ‘obolo’ annuo alla collettività statale, ad esser prudenti, di circa 20 mld €, quasi un quarto del PIL regionale…” (Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza Regionale 2020/2022).
Pertanto sulla deputazione nazionale eletta in Sicilia ricade una grande responsabilità - in verità l’hanno avuta fin dal 1946 ma hanno dimostrato di essere inadeguati a difendere gli interessi dei propri elettori - l’attuazione dello Statuto autonomistico della Regione Siciliana e l’imporre a Palazzo Chigi, quindi alle Istituzioni romane, burocrazia compresa, il rispetto anche dell’articolo 37 (violentato per decenni!) della nostra Carta costituzionale, più anziana di quella repubblicana.
Coloro che stanno alzando le barricate, rispetto al quanto stabilito nel 2001, per essere più credibili dovrebbero mostrare agli elettori l’azione che hanno posto in essere per ripristinare l’antecedente dettato del Titolo V della Costituzione.
Ivi compreso cosa hanno fatto (tutti da destra a sinistra, partiti e movimenti) negli anni a difesa dello Statuto autonomistico, quindi a tutela della dignità del popolo siciliano, ridotto allo stremo per l’annosa azione dei “gabellieri” romani che hanno agito indisturbati e a danno della Sicilia.
L’associazione zone franche montane ci ha provato a rompere il muro attraverso lo strumento delle fiscalità di sviluppo destinata alle Terre alte di Sicilia, invocando proprio i principi dell’autonomia differenziata (inattuata ma in vigore) per il finanziamento della norma. I veri oppositori al progetto li abbiamo trasversalmente individuati in Sicilia.
Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione zone franche montane Sicilia
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