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Oltre la Disabilità – Simone Borgheresi: Un campione nella vita e nello sport
Come al solito, quando non si hanno idee per un nuovo articolo ci si rivolge a Google e così basta anche una frase, una parola che ti vengono le idee, questa volta la notizia che mi ha dato l’input per scrivere questo pezzo è stato il titolo di un articolo: “Oltre la disabilità. Una palestra dove diventare Campioni di Vita nel nome di Simone Borgheresi” pubblicato su luce.lanazione.it. Al momento, quello che ha attirato la mia attenzione è stato quel “Oltre la disabilità” il nome della rubrica che ormai da qualche anno gestisco presso questa testata. Ma vediamo ancora una volta cosa significa andare oltre la disabilità: significa andare avanti e non fermarsi a ciò che vedi al momento, all’aspetto fisico di una persona che incontri per la prima volta. Questo non si riferisce solamente alla condizione fisica, ma anche al suo aspetto: una persona può essere poco bella fisicamente, ma può essere bella dentro e una volta che riesci ad entrare in relazione con lei puoi scoprire una persona diversa da quella che il suo aspetto ti aveva trasmesso. Ma conosciamo meglio Simone Borgheresi, un campione di tiro dell’arco fiorentino che un incidente, avvenuto nel settembre del 2011, gli provocò delle lesioni al midollo spinale. Ma questo non scoraggerà di certo Simone che a luglio del 2011 inizierà infatti nuovamente a praticare tiro con l’arco fino al 2020 quando, a causa del Covid19, come tutti del resto, fu costretto a fermarsi. Ma come abbiamo avuto modo di comprendere questo stop non è stato del tutto negativo, a qualcuno è servito per ricaricarsi e fare il punto della situazione facendo delle riflessioni su se stessi e questo vale anche per Simone. Dalla sua esperienza negativa, infatti, prenderà la decisione di costruire qualcosa di positivo per sé e per gli altri, un'associazione che aiuti le persone che vivono come lui una condizione di disabilità fisica per i quali è indispensabile svolgere attività motoria-riabilitativa.
Un altro sogno di Simone era quello di creare uno spazio da mettere a disposizione di coloro che erano stati meno fortunati di lui, che a causa di un incidente avevano avuto un danno neurologico importante. A sostenerlo nel progetto è stata la sua fidanzata Simona Spini che, anche dopo la morte dell'arciere avvenuta il 24 gennaio del 2021, continuerà nell’impresa non molto facile, soprattutto da un punto di vista burocratico; ma, come spiegherà ancora Simona, una volta realizzato il progetto: “l’incontro con persone speciali gli ha permesso di portarlo a termine”. Il desiderio di Simone mentre era in vita, cosi come racconta ancora la ragazza, era quello di creare qualcosa di concreto per coloro che vivevano la sua stessa condizione, per dare anche a loro un motivo per reagire e andare avanti nonostante tutto. In questo modo, continua Simona, “lui non è stato solo un campione nello sport ma anche nella vita aiutando coloro che si trovavano in difficoltà”. È stato il caso Daniele Cassiani, alle prese di una grave disabilità post natale ma poi divenuto campione nella sua categoria o di Alessia a cui trovò una protesi adatta per farla tirare con l’arco.
Nonostante sia una persona che non si trova più su questa terra, penso che valga la pena di ricordarlo per il suo esempio di vita, per la sua forza, per il suo messaggio che ha trasmesso a coloro che hanno una disabilità, quello di seguire sempre i propri sogni e non farsi prendere mai dallo scoraggiamento.
Simone Borgheresi è stato ed è, per chi ha avuto l’onore di fare la sua conoscenza, un esempio di chi è riuscito ad andare oltre la propria disabilità senza perdere la speranza di riuscire a fare le cose e di essere anche di aiuto per gli altri. Solitamente è comune fare la seguente affermazione: “Se non posso aiutare me stesso come posso aiutare gli altri”, ma in realtà c’è sempre qualcosa che sappiamo fare e che magari gli altri non riescono a fare, penso che abbiamo il dovere di mettere a disposizione le nostre abilità al servizio di coloro che non ci riescono. Questo può servire a loro da stimolo per far uscire le proprie abilità che a sua volta hanno il dovere di mettere a disposizione degli altri solo così si diventa campioni di vita nella nostra palestra che è la comunità in cui viviamo dove ognuno di noi può essere istruttore ma anche allievo, e per vincere bisogna fare squadra. Tutti abbiamo bisogno di imparare qualcosa e per farlo è necessario che vi siano dei coach che ci aiutino a scoprire le nostre abilità e a esercitarle nella società, che è la nostra palestra di vita.
Andrea Fornaia
In foto: Daniele Cassiani
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