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Il modo di raccontare la disabilità
Ogni persona ha un modo suo di raccontare e raccontarsi, attraverso un testo, un disegno o attraverso una pellicola cinematografica. Raccontare la disabilità: se lo fai in prima persona è come fare la tua autobiografia dove spieghi cosa provi, cosa senti a vivere una dererminata condizione. Ogni persona, poi, la vive in modo diverso: c’è chi riesce ad affrontarla con minore difficoltà e ci sono persone che fanno fatica a parlare dei propri problemi. Tra coloro che sono riusciti a parlare della propria disabilità ve ne sono alcuni le cui storie sono diventate soggetti di romanzi o film. Ma, raccontarsi in un film o in un romanzo non significa necessariamente accettare la propria inabilità. La letteratura e la cinematografia italiana è piena di storie che narrano di disabilità che possono essere d’aiuto sia alle persone che la vive che a coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo della disabilità, che sicuramente, spesso, fa paura. Paura in prima persona, soprattutto se ti ritrovi tutto ad un tratto ad essere disabile, ma anche per coloro che entrano in contatto per la prima volta con una persona con questa condizione. Anche vedere un buon film può aiutare a superare questa difficoltà e può essere d’aiuto alla persona che la vive sulla propria pelle a superare alcuni limiti, molti di tipo emotivo piuttosto che fisico. Tante volte si è convinti che una determina cosa non la possiamo fare poi se mettiamo impegno, seppur con qualche difficoltà, si riesce a raggiungere determinati obbiettivi. restando nel campo della cinematografia, come non ricordare "La teoria del tutto" e "Il figlio della luna", due film che vedono come protagonisti Stephen Hawking e Fulvio Frisone, uniti per certi versi dal loro destino anche se vissuto da ognuno in modo diverso. Il primo americano il secondo italiano. Stephen Hawking, durante gli studi di cosmologia, sarà colpito da una grave malattia terminale che lo porterà anche sulle sedia a rotelle, ma questo non fermerà di certo lo studente a proseguire i propri studi accademici e di ricerca su come l’universo sia nato, la “teoria del tutto” per l’appunto. E poi "Il figlio della luna", film dove viene raccontata la storia del fisico Fulvio Frisone, un ragazzo catanese affetto da tetraparesi spastica distonica che dimostrerà fin da subito interesse per gli studi e per la fisica in particolare. In questa sua passione per lo studio e per la fisica sarà molto sostenuto dalla madre l’unica, almeno all’inizio, che crederà alle capacità del figlio, aiutandolo a combattere per il suo diritto allo studio. Se non fosse stato per lei Fulvio non avrebbe raggiunto questi obbiettivi: una laurea in fisica per poi diventare un ricercatore. Queste sono le storie che la tv ci ha permesso di conoscere in questi anni. La morale raccontata dalle due pellicole è quella che nonostante si sia affetti da una disabilità si possono possedere altre abilità. In queste due storie viene mostrato come, anche se con molte difficoltà, se si trovano gli strumenti idonei e se ci si mette d’impegno, si può fare tanto. Ma un secondo ostacolo che i due protagonisti: Stephen Hawking e Fulvio Frisone hanno dovuto superare diverse barriere soprattutto quelle barriere mentali delle persone che non riescono a vedere altro che l’aspetto fisico della persona che vive in una condizione di disabilità non riuscendo ad andare oltre, per scoprire e raccontare le abilità che una persona con qualsiasi disabilità possa possedere e che possono essere una risorsa e un esempio per l’intera comunità.
Fornaia Andrea
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