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- Categoria: Economia e Lavoro
Palermo - Il piano di riorganizzazione annunciato da STM preoccupa la Cgil Sicilia
Il segretario generale della Cgil Sicilia , Alfio Mannino, in relazione all'annunciato piano di riorganizzazione che si appresta a realizzare la STM si dice preoccupato.
“La situazione critica di Stm, che annuncia un piano di riorganizzazione dai contorni non chiari per la Sicilia e diserta l’incontro in commissione - sostiene l'esponente sindacale - si teme possa essere un ulteriore tassello del declino dell’industria in Sicilia. Mancando una politica industriale sia della Regione che del governo nazionale, ancora una volta la politica regionale si accorge dei processi i quando questi sono già avviati, rischiando che al danno si aggiunga danno. Il governo nazionale dal canto suo si disinteressa delle crisi in Sicilia”.
“Oggi, - continua Mannino - con lo smantellamento della chimica di base d Versalis a Siracusa e Ragusa, con la crisi di Lukoil, con la stagnazione dei processi di reindustrializzazione a Termini Imerese, con i segnali di crisi che vengono dalla Gigafactory, e con la preoccupante situazione di A2A che ha deciso di mollare in Sicilia e di investire altrove- rileva Mannino- rischiamo una crisi economica e occupazionale senza precedenti, che metterà in seria difficoltà ampi territori e l’intera Sicilia. E quando i cosiddetti ‘ fiori all’occhiello’, come la microelettronica a Catania rischiano di appassire,- aggiunge- c’è da chiedersi da dove partire per rilanciare l’economia”.
“Per l’industria siciliana- rimarca Mannino- servono investimenti e una regia sia da parte del governo nazionale che da parte del governo regionale, che invece di far subire alla Sicilia i colpi di politiche scellerate accondiscendendo a tutte le decisioni che vengono da Roma è
arrivato il momento che faccia seriamente la propria parte, pena la desertificazione produttiva e l’ulteriore impoverimento della nostra regione. La politica- conclude il segretario della Cgil regionale- si occupi dei problemi del nostro apparato produttivi e non dell’occupazione delle poltrone per continuare ad alimentare questa politica fallimentare”.
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