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Categoria: Ultime
19 Giugno 2025

Palermo – Sostegno e preoccupazione per le minacce alla procuratrice Caramanna

Nei giorni scorsi, tra le pagine di un fascicolo custodito al tribunale per i minorenni di Palermo, è stata rinvenuta una fotografia di 084050637 389e9cb3 ff37 4656 a01c f0cf7ae07de6Giovanni Falcone accanto alla scritta “Caramanna” e a una croce grande con tre croci più piccole tracciate a penna. Un segnale inquietante, interpretato come una nuova intimidazione nei confronti di Claudia Caramanna, procuratrice capo del tribunale minorile, da anni impegnata in una coraggiosa azione di contrasto alla cultura mafiosa attraverso la protezione dei figli dei boss. 
Secondo quanto ricostruito, Caramanna – madre di tre figli – è da tempo oggetto di minacce sempre più esplicite per via delle sue inchieste che puntano a rimuovere la responsabilità genitoriale dai capi mafia e a offrire ai loro figli un’alternativa di vita lontana dal crimine organizzato. Un lavoro ispirato al protocollo “Liberi di scegliere”, già avviato anni fa dal magistrato Roberto Di Bella in Calabria e oggi istituzionalizzato anche in Sicilia, con una legge approvata dall’Assemblea regionale alla fine di maggio. 
Tra coloro che hanno espresso solidarietà c’è Roberta Schillaci, vicepresidente del gruppo M5S all’ARS, che ha definito l’operato della procuratrice un esempio di dedizione continua e instancabile per costruire una società più giusta e libera dalla mafia. Schillaci ha ribadito la vicinanza politica e personale a Caramanna, sottolineando l'importanza del lavoro portato avanti per offrire ai minori una possibilità concreta di riscatto. 
Caramanna, che vive sotto scorta da oltre due anni, ha aperto 123 fascicoli per la decadenza della potestà genitoriale, spesso dopo aver tentato un dialogo con le madri dei minori, per verificare la loro disponibilità a rompere con i codici mafiosi. Solo in presenza di forti resistenze, la procura procede in modo unilaterale, secondo quanto previsto dalla legge e in nome del “superiore interesse del minore”. 
Nonostante le minacce, il percorso avviato ha già dato primi segnali positivi: alcune donne hanno accettato di allontanarsi insieme ai figli dall’ambiente criminale e in alcuni casi persino esponenti mafiosi hanno intrapreso percorsi di collaborazione con la giustizia. 
Il caso Caramanna conferma come la vera sfida dell’antimafia oggi si giochi anche sul terreno dell’infanzia e dell’educazione, cercando di spezzare la catena generazionale del crimine organizzato.

  • Claudia Caramanna, procuratrice capo, tribunale minorile, Palermo, Roberta Schillaci, solidarietà,
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