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No alla Violenza - 25 Novembre… Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in memoria delle sorelle Mirabal. Tre sorelle (Patria, Minerva e Maria Teresa), nate nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante, che combatterono la dittatura del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le Farfalle). Il 25 Novembre 1960 le due sorelle, Minerva e Maria Teresa, decidono di andare a trovare in carcere i loro mariti e Patria, la sorella maggiore, pur avendo il marito rinchiuso in un altro carcere, vuole accompagnarle. Tuttavia, Trujillo progetta il loro assassinio in modo da farlo sembrare un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali ed internazionali. I corpi massacrati delle “tre farfalle” vengono, infatti, gettati con la loro macchina, in un burrone.
È proprio in memoria di queste tre eroine che si celebra la giornata odierna.
In molti paesi, tra i quali l’Italia, il colore esibito è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato dalle scarpe rosse da donna a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio.
A livello europeo, la principale organizzazione attualmente impegnata nell’azione di contrasto alla violenza di genere è data dai centri antiviolenza, c.d. CAV.
Nati nel 1990, ad oggi sono centinaia i CAV che operano in tutto il territorio nazionale. Nel 1991 si è costruita la Rete dei Centri antiviolenza e nel gennaio del 2006, a Roma, 55 Centri hanno sottoscritto la Carta dei Centri antiviolenza, per darsi valori comuni di riconoscimento reciproco e creare una rete di sostegno. La Carta si riferisce ad alcuni dei principi che identificano l’identità e la metodologia dei Centri, tra i quali: il considerare la violenza maschile alle donne come un fenomeno che ha radici nella disparità di potere tra i sessi; i Centri sono costituiti e gestiti solo da donne; viene garantito alle vittime anonimato e sicurezza.
Nei CAV le donne vittime di violenza vengono sostenute e coadiuvate nel loro percorso di liberazione: sono, infatti, forniti numerosi servizi gratuiti, come l’accoglienza telefonica, la prima accoglienza diretta, i colloqui di sostegno ed anche ospitalità nei casi più gravi.
Il compito primario dei CAV è quello di accogliere e tutelare le vittime della violenza, garantendo alle donne anonimato e segretezza e, soprattutto, intraprendendo azioni che le riguardano solo con il loro completo e libero consenso. Tali strutture si occupano di fornire consulenza legale, attività di consulenza psicologica, orientamento al lavoro, gruppi di sostegno, nonché un costante monitoraggio e supporto per i minori vittime di violenza assistita (ossia dei figli che assistono alle forme di violenza subita dalla madre).
Il Cav, dunque, è innanzitutto un luogo in cui viene riaffermata l’inviolabilità del corpo femminile e dove, attraverso l’azione sinergica dei saperi delle donne, viene creata una nuova cultura femminile che possa abbattere quella patriarcale. L’obiettivo finale è quello di tutelare le donne che subiscono violenza e di intraprendere un percorso che porti la vittima alla piena comprensione del proprio valore e della propria identità, per uscire dalla spirale della violenza ed avere una vita indipendente e attiva. Oltre ad aiutare le vittime ad uscire dalla spirale della violenza, i Cav promuovono altre importanti attività, quali: corsi di formazione a personale idoneo ed incontri all’interno delle scuole per sensibilizzare i/le ragazz* sul tema della violenza di genere.
Infine, è importante creare una rete di sostegno adeguata, che coinvolga, oltre ai Cav, tutti gli organi interessati al fenomeno: dalla cerchia familiare fino ai servizi sanitari (medici di base e Pronto Soccorso), gli operatori e le opratrici dei servizi socio-sanitari (consultori familiari), gli/le assistenti sociali, gli/le avvocat* e le Forze dell’Ordine.
Solo la sinergia di tutte queste forze attive può assicurare la liberazione della vittima dalla violenza, creando sostegno culturale, solidarietà, aiuti economici e materiali, nonchè un’adeguata protezione della stessa.
Carmela Mazza
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