Una svolta promettente arriva dal Giappone nella lotta all’inquinamento da plastica: i ricercatori del Riken Centre con l’Università di Tokyo hanno sviluppato una plastica biodegradabile che si dissolve in acqua di mare in circa un’ora, senza lasciare tracce tossiche, ma anzi nutrendo il suolo con azoto e fosforo.

La chiave è nei polimeri supramolecolari, una struttura molecolare innovativa in cui i legami tra le molecole sono più deboli e reversibili rispetto alla plastica tradizionale. Questo permette al materiale di:
- Sciogliersi come uno zucchero nell’acqua salata;
- Essere riciclato, riutilizzato o  riconvertito più facilmente;
- autoricomporsi in certi casi.

Il progetto è il frutto di trent’anni di ricerca guidata dal chimico Aida Takuzo, spinto dal desiderio di lasciare un pianeta migliore alle future generazioni. 
Ogni anno milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, dove possono restare anche per 450 anni, degradandosi in microplastiche che entrano nella catena alimentare e sono ormai presenti anche nei nostri corpi, persino nel cervello. 
Secondo l’ONU, l’inquinamento da plastica potrebbe triplicare entro il 2040 se non si interviene subito. 

Questa nuova plastica rappresenta una speranza concreta nella lotta all’inquinamento globale. È un esempio di come la scienza e l’innovazione possano fornire soluzioni reali a problemi urgenti, e un invito a cittadini, aziende e governi a non abbassare la guardia sul fronte ambientale. 
La scoperta arriva proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, con il tema #BeatPlasticPollution: battere l’inquinamento da plastica non è più un sogno, ma una possibilità concreta.