- Calcio - Amara sconfitta dell'Enna a Siracusa
- Catania - Controlli sulla ristorazione: trattoria chiusa, panineria sospesa
- Ritorna "AltreScene": Inaugurazione con Licia Lanera e il Teatro Contemporaneo al Centro Zo di Catania
- Misterbianco - Il sindaco si congratula con Kiria Morello, la giovane carabiniere che ha dissuaso dal suicidio una ragazza
- Enna – Giusy Macaluso sul servizio mensa nelle scuole: "un fallimento ingiustificabile dell'Amministrazione"
- Sicilia - Gestione idrica: sfide, inefficienze e prospettive di riforma
- Piacenza - Assalto Notturno alla Sede DHL: banda ruba materiale tecnologico di valore inestimabile
- Dettagli
- Categoria: Cultura Arte Beni Culturali
Beni Culturali – Il Castello di Raffadali, antica fortezza e residenza signorile
A Raffadali, comune siciliano in provincia di Agrigento, sorge un palazzo signorile detto “Palazzo Principe”, tradizionalmente chiamato castello Montaperto, dal nome del signore di Raffadali, Pietro Montaperto, che nel 1507 ottenne da Re Ferdinando la licentia populandi, una concessione che nel Regno di Sicilia consisteva nel privilegio di popolare un feudo.
L'antico casale arabo di Raffadali, fino a quel tempo abbandonato, prese dunque nuova vita in seguito alla licentia populandi concessa al signore di Raffadali il quale, in virtù della sua nuova posizione, fece consolidare il castello sulla collinetta, ai cui piedi sorde un borgo.
Il Castello di Raffadali, risalente al XIV secolo, fu dunque la residenza signorile di Montaperto. Originariamente, la struttura era quadrilatera e comprendeva quattro torri poste agli angoli, imponenti spalti e un cortile interno. Il complesso – centro del potere signorile del feudo – fungeva anche da difesa contro le incursioni dei corsari barbareschi ed era dunque circondato da un fossato, comprensivo di ponte levatoio e merlature.
Quando il fenomeno della pirateria perse d'intensità, il castello mutò la sua destinazione da fortezza a palazzo signorile; ciò comportò la trasformazione del cortile interno in giardino, l'apertura di finestre nelle pareti, la creazione di saloni decorati con affreschi e l'eliminazione del fossato, del ponte levatoio e delle merlature.
Nei sotterranei si trovano antiche macchine di tortura usate dai Montaperto e un tunnel che collegava la residenza alla vicina Chiesa Madre.
La struttura si presenta oggi priva delle quattro torri originarie e delle ali sud, est e ovest; rimane comunque una valida testimonianza del Regno di Sicilia nell'agrigentino.
Foto Di Lamberto98 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=100316627