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Catania - I fratelli Monachino assolti dall’omicidio Marchì, ma considerati i capi di Cosa Nostra a Enna
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Catania - I fratelli Monachino assolti dall’omicidio Marchì, ma considerati i capi di Cosa Nostra a Enna
Giovanni e Vincenzo Monachino, originari di Pietraperzia, sono indicati dalla Corte d’appello di Catania come gli attuali referenti di Cosa Nostra in provincia di Enna, in quanto riconosciuti come diretta emanazione del clan Santapaola di Catania. Una leadership mafiosa che, secondo la sentenza, trova radici anche nel passato: i pentiti li considerano affidabili, tanto che le campagne di Pietraperzia ospitarono – tra il 1991 e il 1992 – le riunioni preparatorie delle stragi di Capaci e via D’Amelio, sebbene i fratelli non siano mai stati coinvolti direttamente in quei fatti.
I Monachino sono stati però definitivamente assolti dall’accusa di essere i mandanti dell’omicidio di Filippo Marchì, commerciante d’auto ucciso nel 2017 a Barrafranca. Lo ha stabilito la Corte d’assise d’appello, seguendo le indicazioni della Cassazione, che aveva annullato una precedente condanna. Secondo la difesa, non esistevano prove sufficienti.
Per quell’omicidio, è stato condannato all’ergastolo Gaetano Curatolo, mentre altri due imputati hanno seguito percorsi giudiziari separati: uno ha avuto 30 anni con rito abbreviato, l’altro è in attesa del nuovo processo d’appello.
Nonostante l’assoluzione per l’omicidio, i fratelli Monachino sono stati condannati per associazione mafiosa**: 18 anni ciascuno, mentre Vincenzo Di Calogero, coimputato, ha ricevuto 14 anni per lo stesso reato.
La sentenza conferma così che i Monachino rappresentano oggi il vertice conosciuto della mafia ennese, in un contesto in cui le figure storiche – come l’avvocato Raffaele Bevilacqua, il boss Gaetano Leonardo e Salvatore Seminara – hanno lasciato il passo a una nuova generazione criminale, meno appariscente ma ancora radicata nel territorio.
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