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- Categoria: Terzo Settore
Enna - Sanità di prossimità e cooperazione: la sfida siciliana secondo Giuseppe Germanà (AGCI)
Nel cuore delle trasformazioni sanitarie e sociali che stanno ridisegnando il futuro della Sicilia, Dedalomultimedia ha intervistato Giuseppe Germanà, presidente di AGCI Sanità Sicilia. Con uno sguardo attento e critico, Germanà ci accompagna dentro le contraddizioni e le opportunità della sanità cooperativa, tra mancate riforme, risorse sprecate e possibilità ancora da cogliere. Un confronto necessario per comprendere le vere radici della crisi e i percorsi possibili per una rinascita del sistema sanitario di prossimità.
- Presidente Germanà, il suo ritorno in AGCI è legato a un rinnovato impegno per la sanità cooperativa. Quali sono stati i fattori decisivi di questa scelta?
“Il mio ritorno è nato da un’esigenza profonda di ascolto. Ho sentito il bisogno di tornare ad essere parte attiva di un movimento che affronta ogni giorno difficoltà concrete. Le cooperative sanitarie siciliane vivono un momento di grande fragilità, ma anche di potenziale. L'idea è stata quella di rilanciare la sanità di prossimità, a partire dalla Legge 328 del 2000, che aveva tracciato una strada chiara. Tuttavia, la Sicilia non ha seguito con la dovuta determinazione quel percorso, lasciando molti vuoti normativi e attuativi.”
- In che modo questa mancanza di riforme ha influito sulla sanità cooperativa regionale?
“In modo molto pesante. La lentezza nella stesura delle norme, l’incapacità o il disinteresse dei dirigenti regionali nell’attuarle, hanno creato un terreno fertile per l’ingresso di realtà esterne, spesso provenienti dal Nord Italia, che oggi controllano gran parte del settore. Le cooperative siciliane, invece, vengono penalizzate, escluse dai percorsi decisionali e spesso non messe nelle condizioni di operare secondo le regole.”
- Quali sono le principali responsabilità della crisi del settore, secondo lei?
“Una parte significativa della responsabilità va attribuita alla crisi dei corpi intermedi. Il movimento cooperativo è stato scarsamente rappresentato e tutelato. Non basta più difendere la cooperazione a parole, serve un'azione concreta. C’è un problema di contratti non applicati, di mancanza di co-programmazione e co-progettazione con le istituzioni e, soprattutto, di incapacità di costruire servizi realmente utili per i cittadini. Il risultato? Si perdono occasioni preziose, soprattutto per creare occupazione stabile e qualificata nei nostri territori.”
- Qual è, secondo lei, la direzione giusta da seguire per uscire da questa situazione?
“Serve una nuova alleanza tra cooperative, istituzioni e cittadini. Dobbiamo tornare a ragionare in termini di prossimità, di servizi integrati, di attenzione alle persone più fragili. La cooperazione ha gli strumenti, l’esperienza e la passione per fare la differenza, ma va messa nelle condizioni di agire. E bisogna cominciare dal basso, dal territorio, valorizzando chi già opera con serietà e professionalità.”
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