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Il XIII pellegrinaggio a Medjugorje
Guidato spiritualmente da monsignor Pietro Spina e logisticamente da Giuseppe Di Maggio, si è svolto anche quest’anno il pellegrinaggio a Medjugorje, in Bosnia Herzegovina, organizzato dalla parrocchia San Giovanni Battista in Enna, il cui parroco, va ricordato, è don Giacomo Zangara. E così, dal 14 al 21 agosto 35 persone provenienti da varie realtà parrocchiali e gruppi ecclesiali di Enna, Catania e Siracusa, hanno compiuto insieme questo cammino penitenziale, alla scoperta di Maria, Madre di Dio, la quale è, non bisogna mai dimenticarlo, colei che guida gli uomini verso il suo Figlio Gesù.
Si è trattato del tredicesimo pellegrinaggio organizzato da padre Spina e Peppe Di Maggio. Il decano dei sacerdoti ennesi, nonostante gli acciacchi possiede ancora tanta lucidità da far invidia ad un ventenne, ma ciò che colpisce nel sacerdote è la sua profonda umiltà e la sua devozione mariana ed è così che si esprime a proposito delle presunte apparizioni di MedjugorJe (la Chiesa non le ha ancora riconosciute), alle quali lui crede fortemente: “Medjugorje è il luogo che la Madonna ha scelto per esortare l’umanità a salvarsi. Lei vuole la salvezza degli uomini e per questo continua a venire e ripetere i suoi messaggi che, apparentemente sembrano sempre uguali ma che in realtà ripetono continuamente l’invito alla preghiera e soprattutto alla conversione, per chi lo desidera. La Chiesa – prosegue il sacerdote – ha ancora delle posizioni non molto chiare, tuttavia ciò non suscita meraviglia poiché l’evento è ancora in corso”.
Ma non bisogna dimenticare che il Papa segue con molta attenzione il fenomeno Medjugorje, attorno al quale non si può negare, si sono anche sviluppati molti fanatismi, e per questo il Pontefice, non ha mancato di redarguire gli artefici di tali enfatizzazioni, poiché, non va dimenticato che, innanzitutto, Cristo, si manifesta in una “brezza leggera” e non nel “terremoto” o nel “fuoco”.
E così il Santo Padre ha mandato a supervisionare sulle presunte apparizioni un vescovo di sua fiducia, Aldo Cavalli, in maniera tale che il prelato possa relazionarlo sugli eventi del luogo. “Il cambiamento di vita, le conversioni di tanta gente – conclude Pietro Spina – le innumerevoli grazie e le conversioni che avvengono in quel luogo, parlano da sé. Sono venuto per la prima volta in questo luogo nel 1985 e ho già visto molte conversioni”.
Ciascun pellegrino ha una sua storia, un dramma, un ringraziamento, una lode da porgere al Signore, attraverso la sua Santa madre. Molti vengono con tanta speranza e molti con dubbi e perplessità e tornano convertiti. Molti non si confessano da decenni ma giunti in quel luogo avvertono il bisogno di farlo e alla fine testimoniano di aver trovato tanta pace. Importanti le affollate adorazioni eucaristiche le quali dimostrano che tutto avviene in funzione del Cristo.
Un pellegrino di Enna, Francesco Gervasi, così testimonia: “Amo venire a Medjugorje perché secondo me qui vi è uno squarcio di Paradiso sulla Terra. E questa è una terra baciata dal Signore dove si verificano tante grazie per mezzo della nostra Mamma Celeste. Sono grazie nel corpo e nello spirito. E’ fondamentale recarsi in estate in luoghi di villeggiatura per far riposare il corpo, ma diventa determinante, anzi assolutamente necessario, venire in questi luoghi per far riposare lo spirito”.
Per la guida, Giuseppe Di Maggio, anche ministrante e direttore di un coro della parrocchia San Giovanni, “Medjugorje è un luogo che non passa, è un luogo dove Maria si manifesta, ci incontra e ci sostiene nel nostro cammino di vita. Se il Figlio mi continuerà a chiamare attraverso la sua Santa Madre e avrò salute, continuerò a svolgere questo servizio”.
E tutti insieme, chi a piedi nudi, chi sorreggendosi ad un fratello chi ad un bastone, si sono sottoposti sotto un caldo torrido alla salita sul monte delle Apparizioni e sul Monte della Via Crucis. E per finire, all’aeroporto di Mostar sulla via del ritorno, una pellegrina, Liliana Greca, commossa, ci dice: “Come ogni anno, qui lasciamo un pezzo del nostro cuore, qui lasciamo un pezzo di Cielo, ma il nostro cuore e il nostro Cielo dobbiamo ritrovarli e testimoniarli gridando il nome di Gesù e Maria ogni giorno, nelle nostre occupazioni”.
Mario Pagaria
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