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Appalti e politica in Sicilia: la CGIL denuncia opacità e chiede svolta etica
Alfio Mannino: Sistema duro a morire, la Regione non può più barcamenarsi. Serve trasparenza e una nuova classe dirigente
Il segretario generale della CGIL Sicilia, Alfio Mannino, interviene con fermezza sulle nuove inchieste giudiziarie che coinvolgono il sistema degli appalti pubblici nell’isola, denunciando
una “forte compromissione delle istituzioni regionali” al di là delle responsabilità penali. Secondo Mannino, mafia, affari e politica continuano a intrecciarsi con la compiacenza o l’inerzia dei vertici politici.
“La politica deve assumere iniziative indipendenti dalle questioni processuali”, afferma Mannino, lanciando un appello alle “forze sane della Sicilia” per promuovere una nuova classe dirigente fondata su legalità, trasparenza e contrasto alla mafia.
Il segretario CGIL sottolinea come la questione etica sia ormai ineludibile per il presidente della Regione, Renato Schifani, soprattutto alla luce delle segnalazioni già avanzate dal sindacato su assegnazioni sospette nel settore dei servizi. Mannino critica l’atteggiamento attendista della Giunta regionale, dove la Democrazia Cristiana – secondo il sindacalista – esercita un peso determinante su nomine ed equilibri.
“La Sicilia esige trasparenza, non barcamenamenti che lasciano spazio alle vecchie pratiche di corruttela, voto di scambio e clientelismo”, incalza Mannino, denunciando la crescente presenza di faccendieri e l’opacità nei processi amministrativi.
La CGIL esclude ogni spazio per compromessi e richiama la responsabilità collettiva dell’intero governo regionale, coinvolto – secondo Mannino – nel nuovo “terremoto politico-giudiziario”.
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